L'inchiesta svolta a Livorno dalla Guardia di Finanza ha portato all'arresto di sette imprenditori locali e quattro rinviati a giudizio per reati contro il fisco. Le indagini sono iniziate quasi due anni fa e tra le numerose persone coinvolte nella maxi truffa solamente due sono state prosciolte. La frode per non pagare le Tasse era stata architettata in maniera semplice ed efficace, gonfiando le fatture e facendo fallire ditte di autotrasporti. Nel tempo ha portato ad un guadagno netto di circa 9 milioni di euro che saranno restituiti allo Stato confiscando i beni degli arrestati.

Come funzionava la truffa dei camion fantasma

La Guardia di Finanza ha chiamato l'operazione Ghost Truck, ossia camion fantasma, perché era stata progettata attraverso società di autotrasporti che emettevano fatture false a favore di cartiere per spedizioni inesistenti. Le aziende hanno operato in Toscana sin dal 2010 e grazie alle fatture maggiorate potevano dedurre tutti i costi, detrarre l’Iva e non pagare gli oneri previdenziali e contributivi dovuti al personale. L'inchiesta è iniziata con l'arresto del titolare di varie società tra cui la della STP SRL Paolo Tanozzi. Intorno a questa azienda di autotrasporti ruotavano la maggior parte delle 14 persone indagate, le cui posizioni si sono concluse con la sentenza che ha evitato solamente la condanna di associazione a delinquere.

Alcuni imprenditori che erano solamente dei prestanome sono stati condannati con rito abbreviato. Il reato di truffa aggravata non è stato l'unico comminato dai giudici, ve ne sono stati molti altri, tra cui il sequestro di numerosi mezzi di trasporto pesante appartenenti a varie ditte fatte opportunamente fallire nel corso degli anni in maniera da poter permettere al meccanismo truffaldino di continuare a girare.

La bancarotta fraudolenta era collegata a società che sono fallite trasformandosi in altre costituite di fatto delle medesime persone.

Confiscati i beni per risarcire lo Stato

Da quanto si può leggere sull’edizione livornese del quotidiano Il Tirreno, tra gli indagati per frode fiscale ci sono Francesco Errante e Salvatore Sorrentino proprietari di agenzie di trasporti, il figlio di quest'ultimo, titolare di un'impresa satellite e altre persone complici dell'emissione delle fatture false.

Tra queste, alcuni dipendenti che gestivano i rapporti tra clienti, fornitori e società di comodo, emettendo documenti inventati. Il giudice ha disposto per Paolo Tanozzi e Francesco Errante l'impossibilità di esercitare attività commerciali per almeno 10 anni e la confisca dei beni fino a saldare tutte le tasse evase.