Violenza e furia sono state tali da far pensare a una mano maschile, un padre padrone o un compagno assassino. E invece ad agire con spietata ferocia e a uccidere la figlia, in questo ultimo straziante caso di Cronaca Nera, è stata una madre. Tragedia della follia, o forse della solitudine e del disagio esistenziale a Cecchina, frazione del comune di Albano Laziale alle porte di Roma. Saliha Marsli, di 43 anni, ha ucciso la figlia Yasmine Seffahi, di 18 anni, quindi ha dato fuoco alla casa e si è gettata dal quarto piano. I drammatici fatti sono avvenuti ieri, domenica 27 maggio, mentre era in corso nel paese una partecipata processione.

Madre e figlia di origine marocchina vivevano da sole.

Omicidio suicidio durante la processione

La tranquillità di un quartiere dal nome che ora stride con i fatti accaduti, Poggio Ameno, ieri sera è stata scossa da un omicidio suicidio, al culmine di una lite. La madre, Saliha Marsli, di 43 anni, dopo aver avuto un'accesa discussione con la figlia Yasmine, l'ha colpita con una coltellata alla gola uccidendola. Quindi, dopo aver dato alle fiamme la casa di famiglia, si è lanciata dall'ultimo piano di una palazzina di quattro piani precipitando nel giardino e morendo sul colpo. I primi ad accorrere sul posto con i vigili del fuoco verso le 19 e 30 sono stati i carabinieri di Cecchina e del nucleo operativo di Castelgandolfo che stavano prestando servizio in loco, dove era in corso una processione in onore del santo patrono della frazione, san Filippo Neri.

I soccorritori si sono trovati davanti scene sconvolgenti di un inspiegabile dramma familiare. La ragazza morta era sul pianerottolo di casa, col volto sfigurato dalla coltellata che le era stata inferta, mentre nel cortile sottostante giaceva la mamma morta. L'incendio era partito dalla camera da letto dove la mamma aveva usato stracci imbevuti con liquido infiammabile.

Sono state fatte evacuare 12 famiglie che abitano nello stabile: solo dopo ore sono potute rientrare nelle loro abitazioni. Le salme delle donne sono state portate all'Istituto di Medicina legale del Policlinico di Tor Vergata dove verranno sottoposte ad autopsia come disposto dal magistrato di turno della procura di Velletri.

In cerca di un movente

I vicini hanno raccontato di aver sentito prima del tragico esito una lite furibonda tra madre e figlia. Basta una lite per spiegare una feroce volontà di annientamento? In effetti gli inquirenti che hanno escluso il coinvolgimento di terze persone e non hanno più alcun dubbio che si sia trattato di un omicidio suicidio, ancora non hanno messo a fuoco un movente. Risulta al momento sconosciuta la ragione per cui la madre di origine marocchina si sia scagliata con un coltello contro la figlia per poi ucciderla e uccidersi. Le indagini mirano a trovare risposte. Dai primi dati acquisiti, si sa che madre e figlia erano arrivate ai Castelli Romani 4 anni fa provenienti da Biella dove Yasmine era nata.

La ragazza frequentava con profitto il quarto anno del liceo scientifico Vailati di Genzano, la madre lavorava come donna delle pulizie e badante. La famiglia era composta solo da loro due perché il padre vive in Spagna arrangiandosi a fare l'ambulante. Alcuni residenti hanno riferito di un rapporto madre figlia contraddistinto da continui alterchi ma niente faceva presagire atti di violenza con esito mortale. Sembrerebbe che la ragazza soffrisse di depressione con eccessi tali per cui nei giorni scorsi a seguito di una crisi, si era reso necessario il ricovero: circostanza al vaglio degli inquirenti. Questa ennesima tragedia consumata tra le mure domestiche impressiona perché non si rintraccia un motivo plausibile e ad infierire è stata una madre.