Abusi sessuali e molestie, tematiche ricorrenti in quest'ultimo periodo. Parlarne sembra fare meno paura e, per quanto siano molte le donne che ancora tacciono, tante con la forza del coraggio stanno iniziando ad abbattere quel muro di silenzio, fatto di vergogna, timore e sensi di colpa. Quanto è avvenuto in Michigan non è che uno dei tanti orrori che si celano dietro questo silenzio. Un padre di famiglia, che dovrebbe proteggere la propria figlia e non volere altro che il suo bene, si è trasformato invece nel suo aguzzino, violentando la ragazza per anni.

“Lo voleva lei”

È stato accusato di abuso sessuale ed incesto, il padre che ha violentato la figlia, ora ventenne, per anni, fino a metterla incinta. Ed è stata proprio la nascita del bambino a scatenare una serie di eventi che hanno portato l’uomo all’arresto, ma la strada è stata lunga.

Ad esporre la denuncia ci ha pensato la moglie dell'uomo che, conoscendo o intuendo le drammatiche dinamiche famigliari ed essendosi insospettita della gravidanza della figlia, ha cercato aiuto. All’inizio, però, la moglie ha trovato solo porte chiuse: sembrava che nessuno le volesse credere o che nessuno potesse aiutarla. Per cercare di tutelare la propria famiglia, allora, ha deciso di richiedere il divorzio dal marito.

E proprio grazie alle pratiche di divorzio, i nodi sembrano essere venuti al pettine. A dare sostegno alla donna è intervenuta la sorella, nonché zia della vittima, che ha dichiarato che gli abusi si protraevano ormai da anni e che tutti in famiglia sembravano saperlo.

Perché, allora, non intervenire prima? Perché non parlare subito?

Sono sempre queste le domande che sorgono quando ci si trova davanti ad una storia di abuso e di violenza sessuale. Sentirsi rispondere “per paura” o “per vergogna” ad alcuni non basta, ma questa è la verità. E quando abusi e molestie succedono in famiglia, la questione diventa ancora più complessa. Non si tratterebbe di denunciare uno sconosciuto o un datore di lavoro, ma il proprio padre (o il proprio marito), un uomo che avrebbe dovuto proteggerti e non farti del male.

Quanto accaduto in Michigan sembra essere, peraltro, ancora più complesso. L’uomo si sarebbe difeso rinnegando le violenze sessuali, ma non la paternità del figlio: secondo quanto riportato dal padre, sarebbe stata propria la figlia a rivolgersi a lui, chiedendogli un campione del suo sperma, che l’uomo le avrebbe poi fornito. I messaggi, però, che i due si sono scambiati sembrano contraddire tale versione dei fatti. A fine giugno, la famiglia tornerà in tribunale per fare chiarezza su un quadro ancora ambiguo e confuso, su cui però gli inquirenti hanno già le idee chiare.

Dietro l’incesto

Perché se tutti sanno, nessuno parla? Non è raro, infatti, scoprire che la famiglia, pur non intervenendo, sia pienamente consapevole degli abusi e delle violenze che si verificano dentro le mura domestiche.

Nel caso di Michigan, le dichiarazioni della zia della vittima non fanno altro che confermare questo scenario. Hanno affermato, addirittura, che gli abusi si protraevano ormai da cinque anni. Perché aspettare, allora? Perché arrivare all’inevitabile?

Solitamente la vittima, che in questi casi è spesso la figlia, tende a non raccontare quanto è successo, per paura di non venire creduta e, anzi, di venire addirittura castigata. Le pressioni e le violenze psicologiche che subisce, poi, sono drammatiche, perché la giovane si sente intrappolata, senza via di fuga. Dove potrebbe rifugiarsi, infatti? La casa, che dovrebbe essere il luogo di protezione, diventa luogo di orrore. La figura materna, invece, tende ad essere di natura debole, tanto da scegliere inconsapevolmente un compagno predominante, a cui sottostare, da cui dipendere e difendere, in molti casi, dalle stesse accuse mosse dalla figlia.

Questo malsano equilibrio, dove tutti tacciono o chi parla è accusato di stare mentendo, rimane fino al raggiungimento di un punto di rottura, che nel caso del Michigan è stata la gravidanza della figlia-vittima. Raggiunto il punto di rottura, non si può più distogliere lo sguardo o fingere di non sapere. Il padre “orco”, infine, solitamente è una figura autoritaria e violenta sia nei confronti della figlia che della moglie. Questi uomini vivono un forte conflitto, in cui le distinzioni dei ruoli familiari vengono meno o si sovrappongono, come nel caso di sessualità e affetto.

Purtroppo, le storie di violenze e abusi sessuali, specie se si verificano all'interno della famiglia, segnano le persone a vita, perché l'orco di cui si parla non è di certo quello della favola di Shrek. Non c'è alcun lieto fine.