La fantastica idea di un’azienda olandese, la Markers Unite: riciclare i giubbotti di salvataggio abbandonati sulle coste del Mediterraneo per farne delle borse. Di più: assumere i migranti stessi per fare le borse, dando loro una prima possibilità di imparare l’olandese e stringere nuove relazioni sociali, di iniziare a rifarsi una vita insomma.

Amsterdam, un nuovo futuro per chi arriva nel Paese della tolleranza

Thami Schweichler, direttore e cofondatore della Markers Unite, ha dichiarato in un’intervista sul quotidiano britannico The Guardian la duplice intenzione di creare qualcosa di ecologico, ripulendo le coste, e di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema immigrazione e sul dramma che pesa sulle spalle di coloro che arrivano in Europa dopo un periglioso viaggio.

La proposta di assumere un nutrito gruppo di rifugiati per fabbricare le borse serve ad offrire ai migranti una speranza per il futuro e aiutarli nei primi passi verso l’integrazione, attraverso l’apprendimento dell’olandese e della creazione di una prima rete sociale di riferimento.

Lo stipendio è di soli 150 euro oltre alla disoccupazione, che in Olanda si aggira intorno ai 1000 euro. Questo perchè l'azienda vuole essere un trampolino di lancio verso un lavoro futuro: il 10% dei collaboratori ha trovato velocemente un impiego stabile.

L’iniziativa è stata colta con entusiasmo dalla popolazione: la proverbiale tolleranza olandese, popolo abituato da secoli a convivere con culture e religioni diverse dalla propria, non delude mai.

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La proposta olandese non è la prima idea in cui si riutilizzano i giubbotti di salvataggio arancioni, data la forte simbologia ad essi associata e la reale esigenza di smaltimento. L’associazione ong di Lesbo “Lesvos Solidarity” dal 2012 riutilizza grazie al progetto Safe Passage Bags, i giubbotti per creare oggetti creativi di uso quotidiano da rivendere, autofinanziando la propria mission: offrire una prima accoglienza ai migranti sbarcati a migliaia sulle coste greche.

Non mancano anche riutilizzazioni artistiche. L’attivista e artista cinese Ai Weiwei, nel 2016, ha ricoperto la Konzerthaus di Berlino con 14.000 giubbotti di salvataggio presi dall’isola di Lesbo. Nello stesso anno, ha realizzato con lo stesso materiale, 201 fiori di loto nello stagno del Castello del Belvedere di Vienna come denuncia contro la Politica europea sull’immigrazione.