Nota della redazione, 28 agosto 2021: abbiamo depubblicato 14 articoli scritti da Luciano Bonazzi perché contenevano notizie imprecise o false. Bonazzi non scrive più per Blasting News dal 2018 e date le sue posizioni e la sua incapacità di valutare la veridicità delle fonti non scriverà mai più per Blasting News. Fino al 2018 abbiamo creduto che una piattaforma aperta a tutti, libera e indipendente potesse essere la soluzione per migliorare il giornalismo.
In realtà nonstante gli ottimi risultati alcuni autori come Bonazzi hanno approfittato della libertà concessa dalla piattaforma per fare propaganda diffondendo notizie false.
Oggi Blasting News è un media più maturo con una redazione internazionale di giornalisti che non permetterebbe più a Bonazzi di scrivere quello che ha scritto in passato. Abbiamo deciso di non cancellare alcuni degli articoli di Bonazzi e di inserire in ognuno una nota per spiegare ai lettori quello che è successo con trasparenza.
Angelo Paura - Global Head of Content
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Il 26 maggio 2018, il nordcoreano Kim Jong-un e Moon Jae-in, presidente della Corea del Sud, si sono nuovamente incontrati. Il meeting ha avuto luogo a nord della Zona Demilitarizzata (DMZ), situata lungo la linea del 38° parallelo. Questo secondo vertice è stato organizzato in tempi record e senza preavvisi, a un mese dall’accordo di Panmunjom.
Quell’intesa sancì la fine della pluridecennale belligeranza tra il nord e il sud corea e fece sperare in un futuro di pace nel rovente scenario della penisola coreana.
Nel corso dell’incontro, si è affrontata la prima mini crisi relativa all’infausta decisione di un’esercitazione congiunta USA-Corea del sud, poi annullata, e alla frase infelice del vicepresidente USA, Mike Pence, il quale ha dichiarato che Pyongyang “…potrebbe fare la fine della Libia”.
Questa dichiarazione, riportata dai media quattro giorni or sono, scatenò una reazione piccata di Kim Jong-un, alla quale il vulcanico presidente Donald Trump reagì cancellando l’incontro di Singapore col leader nordcoreano, programmato per il 12 giugno prossimo.
Ovviamente, la Corea del nord non piace quasi a nessuno, tuttavia il gesto di liberare gli americani incarcerati nel paese e chiudere, smantellandolo, il sito nucleare di Punggye-ri era un buon punto di partenza in prospettiva di una normalizzazione e democratizzazione del paese.
Inoltre, lo strappo del presidente Trump è avvenuto senza consultare gli alleati sudcoreani, cosa che ha spinto il presidente Moon Jae-in a riunire il Consiglio di sicurezza nazionale, che ha espresso la volontà di non chiudere il tavolo di pace con il Nord.
Kim Jong-un cerca ancora il dialogo.
Nell’immediato, il gesto dell’amministrazione statunitense era apparso troppo impulsivo perché cancellare di colpo tutto l’impegno profuso da Corea del sud, diplomazia statunitense e internazionale, era frustrante, deludente. Tuttavia, già dal giorno successivo, il presidente Donald Trump ha assunto un tono possibilista e sembra essersi ammorbidito.
Sperando in un suo ripensamento, nel nuovo incontro pomeridiano tra i presidenti Moon Jae-in e Kim Jong-un durato due ore, si sono affrontati due temi: la piena attuazione della “Dichiarazione di Panmunjom” e l’organizzazione del prossimo vertice con gli Stati Uniti come se nulla fosse successo, cioè trattandolo come realizzabile.
I due leader hanno dunque agito unilateralmente, sperando che col loro comportamento Trump si convinca a tornare sui suoi passi e riconfermi il vertice tra Corea del Nord e Stati Uniti.