Roma, quartiere dell’Ardeatino: l’asilo “Chicco di grano” ha abolito la festa della mamma e del papà. A chiederne la cancellazione una coppia omosessuale che le ha ritenute feste “discriminatorie” per i propri bambini. Le due ricorrenze sono state sostituite con quella che vuole essere una più “inclusiva” Festa della Famiglia.

Le reazioni

Che l’iniziativa, tanto innovativa quanto provocatoria (per chi volesse leggervi dietro dell’ideologia politica), potesse suscitare delle proteste era più che prevedibile, anzi, si potrebbe azzardare, scontato. Di “discriminazione al contrario” ha infatti subito tuonato il Centrodestra, unanimemente schierato contro quello che Giorgia Meloni, presidente del partito Fratelli d’Italia, ha definito “l’ultimo delirio del M5s”.

La Meloni ha anche aggiunto che l’abolizione della festa della mamma e del papà in un asilo comunale di Roma poiché considerate feste ideologiche e divisive, è un atto di propaganda e di strumentalizzazione che non deve essere pagato da dei bambini. Di “follia” e di “discriminazione nei confronti degli altri bambini”- privati della loro festa della mamma- hanno parlato, inoltre, le deputate della Lega Barbara Saltamartini, Sara De Angelis e Francesca Gerardi.

Lega che si è detta pronta a scendere in piazza per dire no a queste “discriminazioni al contrario” e sì al diritto dei bambini “di avere una mamma e un papà”. Indignazione anche da parte degli azzurri di Forza Italia.

Idee e ideologie

Ma sostituire la festa della mamma e del papà con una più “generica” festa della famiglia è davvero così anti-tradizionale, sovversivo e irrispettoso “della nostra cultura e delle nostre radici”, come hanno asserito le sopracitate deputate leghiste con l’appoggio corale di tutto il centrodestra?

Non esiste pensiero umano, non esiste diritto che non venga attraversato da questi due fenomeni. Strumentalizzazione e propaganda. È così che nessuna idea nasce e resta neutra, ma si carica di una valenza, diventa ideologia, e anche riconoscere e tutelare un diritto diviene strumento per favorire un’ideologia e distruggere quella opposta.

È così che non esistono più diritti inalienabili, inoppugnabili, ma anche questi diventano relativi, faziosi, forieri di una convinzione e quindi usati per sostenerla a tutti i costi. Se non festeggiare la festa della mamma significa, allora, violare il diritto di un bambino ad avere una mamma e quindi fomentare correnti progressiste, “anti-tradizionali” e quindi “innaturali”, festeggiarla significherà automaticamente fomentare correnti conservatrici, “tradizionali” e quindi “naturali”.

Anche questo ergersi a difensori della natura dell’uomo (ammesso che questa possa essere realmente conosciuta e compresa in ogni suo aspetto) non è che uno strumento di propaganda con cui giustificare ed esaltare delle ideologie e demolirne delle altre. Ecco che, allora, anche una mera convenzione (non priva di finalità commerciali), quella di celebrare i propri genitori in un giorno comandato, stabilito, diventa oggetto di manipolazione, di una polarizzazione negativa o positiva, per creare forze oppositive, partiti, fazioni, schieramenti.

È indubbio che l’iniziativa dell’asilo romano sia nata dall’esplicita richiesta di una coppia omosessuale, e che quindi attorno alla vicenda possano facilmente schierarsi favorevoli e contrari (e le forze politiche che li sostengono).

Ma ancora una volta emerge quanto nessun fenomeno sia esente dal monopolio politico e ideologico, anche quando si tratta di una semplice festa, una convenzione, che viene così usata per rivendicare l’una o l’altra convinzione, prostituita alla mercé di schieramenti il cui unico scopo diventa l’annientamento, con ogni mezzo, di quello avversario.

Se si svuotasse il festeggiamento, avvenuto o mancato, di questa ricorrenza di qualsiasi connotazione politica, culturale, ideologica e perfino religiosa, si potrebbe, in realtà, comprendere che, forse, una più generica festa della famiglia, per quanto emozionante possa essere ricordare e celebrare l’amore di un genitore nella sua singolarità e specificità, sarebbe il modo più sereno con cui può sentirsi coinvolto anche chi una mamma o un papà non ce li ha più, per chi il proprio padre non lo ha mai conosciuto, o per chi non lo vede da anni, per chi dalla propria madre è stato abbandonato, per chi l’ha persa in un incidente o a causa di una malattia.

La festa della mamma e quella del papà non discriminano nessuno, ma celebrandole in maniera così “selettiva” non sono soltanto i figli di genitori omosessuali a restarne in parte fuori, ma tutti quelli che, pur essendo il frutto di una famiglia “naturale”, “tradizionale” o che dir si voglia, vivono questa festa con un dolore, con un senso di vuoto, di mancanza, che non sono sicuramente il risultato delle tendenze sessuali di chi li ha generati.

Insomma, sostituire queste due feste, in fondo, non è un crimine contro l’umanità, non è la negazione ad un bambino di possedere una mamma e un papà, ma è forse il modo più inclusivo e delicato di celebrare qualsiasi persona, animale o cosa che è per noi “famiglia”, quella qualsiasi entità che fa sentire a casa e fa sentire amati.

Che l’iniziativa dell’asilo romano non sia allora passibile di condanne politiche, di subitanee etichettature ideologiche, ma più positivamente, un modo innovativo, diverso, aperto, di educare i bambini, a celebrare l’amore, semplicemente quello che fa stare bene.