Nuovo capitolo per il processo di appello sul caso Ruby [VIDEO], il così detto ruby bis, che torna ad accendere i riflettori sullo scandalo che ha visto coinvolti, tra gli altri, l'ex direttore del Tg 4 Emilio Fede e la ex consigliera regionale Nicole Minetti con al centro l'accusa del reato di favoreggiamento della prostituzione nelle sfrenate serate organizzate nella sontuosa villa di Arcore di Silvio Berlusconi tra ospiti vip, politici ed esponenti dell'alta finanza e imprenditoria italiana.
Riduzione della pena
Ieri la Corte d'Appello di Milano si è espressa con una sentenza che vede una piccola ma effettiva riduzione di pena per quanto riguarda le condanne proprio di Emilio Fede e Nicole Minetti, rispettivamente direttore del Tg4 e consigliera lombarda all'epoca dei fatti.
Il motivo è una parziale assoluzione degli imputati per quanto riguarda solo alcune singole circostanze. Per quanto riguarda Emilio Fede, la pena è stata ridotta a 4 anni e 7 mesi, mentre per Nicole Minetti a 2 anni e 10 mesi.
Il fatto non sussiste
Ci sono infatti alcuni episodi contestati in capo agli imputati per i quali il collegio presieduto dal giudice Marina Caroselli ha ritenuto giusto assolvere questi ultimi da alcune condotte. In particolare, Emilio Fede è stato assolto per non aver commesso il fatto circa il reato di favoreggiamento della prostituzione nei confronti della giovane Ruby, minorenne all'epoca dei fatti, tranne che per un distinto e preciso episodio che risale al giorno in cui la ragazza varcò per la prima volta la soglie di Villa San Marino accompagnata proprio da Fede.
In capo a quest'ultimo resta infatti in piedi la stessa accusa di induzione alla prostituzione per quanto riguarda altre 3 giovani ragazze accompagnate proprio ad Arcore. Assoluzione parziale anche per Nicole Minetti: la corte l'ha infatti assolta per alcuni episodi di favoreggiamento della prostituzione di alcune giovani ragazze, le così dette "olgettine" protagoniste delle controverse serate "bunga bunga" organizzate nella villa.
Resta la condanna e l'impianto accusatorio
Si tratta però solo di una riduzione di pena rispetto al primo processo d'appello. In capo ai due imputati Emilio Fede e Nicole Minetti resta infatti in piedi il complessivo impianto accusatorio.
'Una questione di libertà, come per DJ Fabo'
Fa inoltre discutere una dichiarazione rilasciata da uno degli avvocati di Nicole Minetti il quale, nel chiedere la assoluzione per la sua assistita per la non sussistenza del fatto, aveva paragonato quest'ultima a Marco Cappato, leader radicale in prima linea nella vicenda del Dj Fabiano Antoniani per l'esercizio del suo diritto a essere libero di morire. Allo stesso modo, aveva dichiarato l'avvocato, Nicole Minetti avrebbe agevolato le ragazze a esercitare il proprio diritto di libertà sessuale.