L'ora di educazione fisica è da sempre uno dei momenti preferiti dagli studenti di qualsiasi ordine e grado. Rappresenta, infatti, un'occasione per alzarsi dai banchi, stare insieme e cimentarsi in qualche attività sportiva. Può capitare che qualche ragazzino, poco incline al movimento, adduca qualche scusa, ma è sicuramente un'eccezione. Potete, dunque, immaginare, quando, in una Scuola media del trevigiano, un'insegnante si è sentita dire da cinque suoi alunni: 'Ci spiace, ma noi non possiamo andare in palestra e fare ginnastica'. La prof ha pensato che gli studenti fossero indisposti o che si fossero fatti male.
Certo, sarebbe stata una cosa piuttosto insolita, ma non impossibile. Non ha immaginato lontanamente che ci fossero delle motivazioni religiose.
È iniziato il Ramadam
Quando la docente ha domandato al gruppetto: 'Cos'è successo? Perché non potete fare educazione fisica?' I ragazzini hanno subito risposto, senza titubare: 'Stiamo osservando il Ramadan' E poi hanno spiegato: 'Durante il giorno non ci è concesso né mangiare né bere. Quindi, se al mattino saltiamo e corriamo per un'ora ci sarebbe impossibile non bere per tutta la giornata'. Neppure per un secondo, dunque, sono stati sfiorati dall'idea di fare uno strappo alla regola.
Convivenza difficile
Secondo l'istituto ISMU, nel nostro Paese, ci sarebbero circa 1.400.000 di musulmani residenti (dato aggiornato al 2016).
Inevitabilmente, la convivenza non è sempre semplice. Da qualche anno, si ripropone quasi ad intervalli regolari, la polemica relativa all'esposizione dei crocefissi - e dei simboli della cristianità - nei luoghi pubblici e nelle scuole. Molti presidi ed insegnanti, in nome della laicità, propongono di toglierli dalle pareti.
In questo modo, dicono, non urtano la sensibilità degli studenti non cristiani. Ma, i genitori, nella maggior parte dei casi, alzano la voce, protestano e rivendicano un'identità culturale che, troppe volte, viene dimenticata.
Il caso di Lodi
Qualche settimana fa, ha fatto molto discutere il nuovo protocollo adottato dall'ospedale di Lodi, steso da Daniele Blandini, primario del reparto di Chirurgia plastica, ed approvato non solo dalla direzione del nosocomio, ma anche dalla comunità islamica.
Il protocollo, prevede che per le protesi mammarie non vengano più utilizzate membrane di origine suina e che le pazienti musulmane siano curate solo da personale medico sanitario di sesso femminile.