Anche in Arabia Saudita vengono finalmente emesse le prime patenti alle donne: a testimoniare la grandezza del cambio di rotta una ragazza con il volto soddisfatto mentre mostra il tesserino plastificato bianco, scritto tutto in arabo, con la sua foto, il suo nome e dei numeri. Le prime due ad averla ricevute sono Tahani Aldosemani e Esraa Albuti, che per prime hanno convertito le loro patenti internazionali in una saudita. Per il momento ne sono state distribuite dieci in tutto ma le autorità hanno in programma di emanarne duemila nelle prossime settimane.

L'Arabia Saudita era l'unico paese al mondo a vietare alle donne di guidare. Divieto introdotto nel 1990, in maniera informale, durante la guerra del Golfo, ma diventato poi Politica ufficiale del governo. L'abolizione del divieto di guida è prevista per il 24 giugno; lo aveva già annunciato a settembre Re Salaman con un decreto, dove sottolineava che il divieto di guida era diventato il simbolo della repressione e delle restrizioni che subiscono le donne nel paese.

Decisione che potrebbe, finalmente, far migliorare l'immagine dei paesi arabi; in primo luogo per la reputazione all'estero, e in secondo luogo per allontanare l'Arabia Saudita dall'idea di un paese chiuso e conservatore. Mohammed Bin Salaman, infatti, ha avviato un programma per ammodernare l'Arabia Saudita, anche se nel Paese rimane l'agitazione e la ribellione per il mancato rispetto dei diritti umani, in particolar modo per le restrizioni severe che le donne sono obbligate a seguire.

La battaglia delle donne contro la legge islamica

La legge islamica del paese ha una legislazione ferrea e limitata riguardo alle libertà concesse alle donne; non possono frequentare il liceo, e, addirittura sottoporsi a procedure mediche senza il permesso del tutore maschio, marito, fratello o figlio. Nel 2011 è stata fondata anche una associazione, "Women2drive", per mezzo della quale le donne di Egitto, Yemen, Siria, Libia organizzavano proteste e chiedevano alle donne con patenti internazionali di mettersi alla guida e filmarsi.

Nonostante l'annunciata abolizione del divieto di guida per le donne rimangono ancora in carcere le attiviste che erano state arrestate proprio per aver protestato contro questa assurda condizione: non è ancora dato sapere se al riguardo ci saranno delle novità nei prossimi giorni.

Quel che è certo è che continua a rimanere in vigore il principio del "guardiano", ossia, un parente maschio deve accompagnare sempre la donna in tutte le attività, compresa quando lei è alla guida.