Dopo quasi 30 anni di battaglie giudiziarie, la professoressa Maria Giuseppina Eboli è riuscita ad ottenere quello che le spetta. Lo ha reso noto il Codacons, che dal 1990 assiste e supporta la Eboli. Il Miur, dopo 28 anni, è stato obbligato a versare alla docente 260 mila euro. Maria Giuseppina Eboli era ricercatrice alla Sapienza di Roma ed aveva deciso di partecipare a un concorso da 35 posti per professore associato. Il nome della Eboli, dopo la prova, non figurava nella lista dei vincitori del concorso.
Denuncia di irregolarità al concorso
La ricercatrice non aveva vinto il concorso, ma si era accorta che qualcosa non quadrava.
Aveva, quindi, denunciato gravi errori, chiedendo aiuto a Carlo Rienzi, presidente del Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori. Il Tar del Lazio, dopo l'istanza della Eboli, aveva annullato l'atto di nomina della Commissione per illegittimità. Il Ministero si era appellato al Consiglio di Stato, vedendo, per tre volte, rigettati i suoi ricorsi.
Maria Giuseppina Eboli era risultata vittoriosa sia dinanzi al Tar che al Consiglio di Stato ma la sentenza era rimasta inapplicata. Dieci anni fa, dunque, la ricercatrice era stata costretta nuovamente a ricorrere al Tar del Lazio. I giudici amministrativi le avevano dato ragione e, nel 2010, era arrivata la nomina a professoressa associata.
Il Miur però si era rifiutato di risarcire la signora Eboli. Quest'ultima, allora, era stata costretta a proporre l'ennesimo ricorso. Alla fine il Ministero ha dovuto erogare in favore di Maria Giuseppina 260 mila euro per i danni previdenziali ed economici subiti.
Un grave ritardo
Entusiasta per la recente decisione della giustizia anche Carlo Rienzi, ricordando che Maria Giuseppina Eboli ha dovuto attendere 28 anni per vedere riconosciuti i suoi diritti.
Un grave ritardo, secondo Rienzi, che ha tolto molto alla Eboli, ovvero la carriera e la sua vita lavorativa. Nuove irregolarità scoperte e condannate durante le procedure concorsuali, in Italia. Sembra che Anac e Procura stiano svolgendo indagini, da diversi mesi, su un concorso da professore di seconda fascia e due da ricercatore presso la facoltà di Giurisprudenza dell'università Tor Vergata, a Roma. L'accusa ipotizza che i bandi siano stati orientati ad agevolare i noti 'baroni' universitari, insomma i portaborse dei facoltosi docenti.