Presenza di molecole organiche e periodiche variazioni di metano su Marte: questo è quanto riscontrato dal rover Curiosity della Nasa. Naturalmente, questi dati non danno ancora l'assoluta certezza sulla possibilità che in passato ci siano state delle forme di vita sul pianeta rosso, e che ne possa accogliere anche in futuro.
Secondo quanto annunciato dalla Nasa, infatti, ci vorrà ancora del tempo prima di comprendere se, effettivamente, l'origine del metano è biologica, poiché le molecole organiche possono anche essere collegate a processi tutt'altro che biologici.
Vita su Marte: al momento non ci sono certezze
I dati che la Nasa ha inviato sulla Terra e che sono stati pubblicati sulla rivista "Science", pur non costituendo una vera e propria testimonianza di vita su Marte, lasciano comunque ipotizzare che, circa tre miliardi e mezzo di anni fa, vi fossero i requisiti per condurre un'esistenza sul pianeta rosso. Del resto, i dati registrati dal rover Curiosity non hanno chiarito se la materia organica rinvenuta possa essere realmente collegata a forme vitali precedenti, o più semplicemente a resti di cibo o a qualcos'altro che sia indipendente dalla vita.
Il ritrovo di molecole organiche e metano
Le molecole organiche sono state ritrovate nel cratere Gale da Curiosity, epicentro dell'esplorazione del laboratorio sin dal 6 agosto 2012.
Com'è stato riportato dagli scienziati della Nasa, queste importanti testimonianze si sono perfettamente conservate nell'argillite presente alla base della formazione Murray, che ha un'antichità di circa 3,5 miliardi di anni.
John Brucato, astrobiologo dell'Osservatorio di Arcetri dell'Istituto Nazionale di Astrofisica ritiene che questa scoperta sia importante perché dimostra la capacità di queste molecole di resistere ad un ambiente ostile come quello marziano, sottoposto costantemente a radiazioni ultraviolette solari e a raggi cosmici.
Al contempo, lo studioso ha comunque ricordato che questo ritrovamento fornisce maggiori speranze di trovare ulteriori tracce organiche nel sottosuolo del pianeta.
Prossimamente, infatti, partirà la missione ExoMars 2020 di Esa (Agenzia Spaziale Europea) e Russia, che avrà il compito di scavare il territorio di Marte fino a due metri di profondità, ricorrendo ad un trapano realizzato in Italia.
In un secondo momento, utilizzando lo strumento Nomad, sarà possibile effettuare un'analisi della rarefatta atmosfera marziana, alla ricerca di tracce di metano.
La missione Mars Express dell'Esa, nel 2004 aveva scoperto per la prima volta il metano sul pianeta rosso e, siccome è da sempre considerato uno dei segnali più importanti di presenza della vita, ci si era chiesti da dove provenisse. I recenti dati raccolti da Curiosity dimostrano che le variazioni stagionali di metano dipendono da piccole sorgenti del gas che si troverebbero lungo la superficie o nel sottosuolo del pianeta. Ad ogni modo, sarà necessario approfondire gli studi per avere ulteriori risposte.
Le missioni precedenti
Le missioni Viking 1 e 2, entrambe condotte negli anni '70, non avevano riscontrato la presenza di molecole organiche, e nemmeno picchi stagionali di metano.
Barbara Negri, responsabile dell'Asi, ha dichiarato che le radiazioni degradano la materia organica, ma nonostante ciò i prodotti della degradazione avrebbero dovuto essere rilevati dalle missioni precedenti. Per questo motivo, si è deciso di ripetere il tentativo. La studiosa ha concluso ricordando che il cratere Gale era già stato considerato compatibile con la vita e, di conseguenza, con questa nuova scoperta, tutto "diventa più plausibile".