Come si risponde alla violenza fisica? Non con la violenza, ma con un bel sorriso fiero. È quello che ci insegna il 21enne scozzese Blair Wilson, un ragazzo come tanti, che ora ha conquistato l'attenzione dei media mondiali. Blair è un normale teenager che, in un giorno qualsiasi di giugno, stava tornando a casa dalla madre. Durante il tragitto è stato avvicinato da un uomo: prima lo provoca, lo stuzzica verbalmente e poi passa alla fase di attacco e lo aggredisce fisicamente. Viene picchiato a sangue solo perché omosessuale e fiero di esserlo.

È in quel momento che Blair decide di scattarsi una foto, un selfie mentre è ancora ferito, mostrando i tagli e i segni che hanno rovinato le linee precise del suo volto. Lo posta sui social network, in particolare su Facebook, e nel giro di qualche giorno diventa un vero eroe: è un modo molto originale per rispondere e denunciare una violenza.

Da parte sua, il ragazzo scozzese, ha motivato la sua decisione ai media locali parlando dell'amore della gente: "Volevo che quella persona potesse vedere quanto amore e sostegno avessi". E ora il suo è un selfie virale.

Come combattere le violenze omofobe con un selfie sorridente su Facebook

Era il 29 giugno, l'uomo che lo ha aggredito era presumibilmente poco sobrio, così come è facile intendere dai vari racconti fatti dal ragazzo.

L'aggressore ha iniziato ad apostrofare Blair con le più crudeli offese. Sminuirlo, sminuire la sua persona e i suoi gusti era la sola cosa che riuscisse a fare in quel momento. A far infuriare l'aggressore è stato proprio l'atteggiamento spavaldo e fiero di Blair, che senza paura, dall'altra parte della strada, gli ha dato del codardo.

Ferito forse nel suo orgoglio, l'uomo ha deciso di sferrargli un pugno sul naso, così potente da romperglielo.

Tutto questo è successo a Neilston, piccola realtà scozzese che lo stesso Blair descrive come un posto libero e felice, dove sono gli omofobi ad essere in minoranza. Nel rispetto di se stesso, di altri giovani ragazzi, di tantissimi omosessuali che vengono aggrediti e attaccati quotidianamente, Blair ha deciso di agire subito, senza avere paura, senza tacere.

"Potevo stare zitto, sentirmi imbarazzato", dice lui motivando la sua scelta di pubblicare quella foto sanguinante, "Volevo sputtanarlo su Facebook e non mi interessava se il mio naso stava ancora sanguinando". Un giovane eroe che può diventare un esempio per tantissimi ragazzi: la discriminazione va isolata, e combattuta con denunce e sorrisi.