Una donna americana di 25 anni, originaria del South Carolina, ha avvelenato la figlia più piccola di 17 mesi dandole da mangiare molto sale. Il motivo del gesto della donna risiede nella disperata volontà della giovane di riavvicinare il marito con cui stava divorziando. Per questo omicidio, mercoledì scorso, la ragazza è stata condannata a scontare una pena di 30 anni di reclusione in via definitiva.
Giovane donna uccide la figlia con il sale
I fatti risalgono a due anni fa, a fine luglio del 2016, quando la bambina (Peyton) è stata portata in codice rosso all'ospedale Spartanburg Regional Medical Center dello Stato del South Carolina.
La bimba accusava convulsioni e febbre molto alta: la diagnosi fu di ipernatriemia, causata da un'elevata presenza di sale nel sangue della piccola che ha portato i vasi sanguigni a restringersi. Le ore e i giorni successivi sono stati una lunga agonia, con l'accumulo di liquidi nei polmoni, danneggiamento dei reni e, dopo 5 giorni di ricovero, è sopraggiunta la morte cerebrale. Il giorno del decesso è avvenuto il 2 agosto del 2016 (la piccola era monitorata dai macchinari e attaccata al supporto vitale). La madre, Kimberly Martines, ha inizialmente mentito alle autorità che stavano indagando: la donna disse che era stata la figlia a ingoiare un sacco di sale che era stato lasciato incustodito.
Figlia uccisa per riavvicinarsi al marito
Successivamente, però, è stata proprio l'altra figlia, la più grande (di 4 anni), a incastrarla: la bambina ha riferito di aver visto la madre costringere la sorellina a mangiare il sale, oltre ad aver nascosto un pacchetto di sale sotto il cuscino del divano. La giovane madre, incalzata dagli inquirenti e dalla testimonianza della figlia, ha in seguito ammesso il gesto deliberato: la donna voleva riavvicinare il marito attirandone l'attenzione.
Il gesto deve essere stato impulsivo oltre che aberrante, la più piccola è stata scelta come vittima sacrificabile soltanto perché in quel momento si trovava più vicina alla madre rispetto alle altre figlie. Mercoledì scorso è arrivata la sentenza, 30 anni di carcere per la giovane 25enne. Non è previsto nessuno sconto di pena fino a quando non avrà scontato almeno l'85% della detenzione; nel frattempo, le figlie sono state prese in custodia dal Dipartimento dei Servizi Sociali dello Stato del South Carolina. Se il padre delle piccole non potrà provvedere al loro mantenimento le bambine resteranno in cura dello Stato fino al compimento della maggiore età.