Il caso di Emanuela Orlandi, la ragazzina di 15 anni residente nella Città del Vaticano e scomparsa dal centro di Roma il 22 giugno del 1983, pare non chiudersi mai. Nonostante la procura abbia per ben due volte (nel 1997 e nel 2016) archiviato le indagini, in molti continuano a cercare la soluzione di questo mistero.

A dare la sua testimonianza oggi è Josephine Hofer Spitaler, una donna sudtirolese di 83 anni, attualmente ospite della casa di riposo San Paolo, vicino ad Appiano. Secondo la signora, Emanuela il 15 agosto del 1983 si trovava a Terlano, vicino a Bolzano e lì sarebbe stata tenuta sequestrata per qualche giorno in un maso (abitazione rurale tipica del Trentino-Alto Adige).

I ricordi su Emanuela Orlandi

Nell'intervista pubblicata sul gruppo di Facebook Giornalismo Investigativo di Fabrizio Peronaci si può trovare il video dove l'anziana ricorda ancora oggi, dopo 35 anni, molti dettagli di ciò che vide e denunciò anche all'epoca. Peronaci, giornalista del Corriere della Sera, ha sempre seguito il caso Orlandi con grande tenacia. La pista di Bolzano venne considerata anche dagli inquirenti e l'allora procuratore capo Guido Rispoli, aveva aperto un'inchiesta e raccolto le testimonianze.

Le dichiarazioni della signora Josephine furono prese seriamente in considerazione anche nel 1985, tanto che portarono all’apertura di un’inchiesta giudiziaria con quattro indagati, due uomini e due donne, tra i quali un funzionario del Sismi.

Ciò dimostra che gli inquirenti la presero molto sul serio: la donna fu interrogata a lungo e quanto da lei riferito sottoposto a rigorosi riscontri, almeno in parte certamente positivi' spiega Peronaci.

Con la prima archiviazione del 1997 anche questa ipotesi andò a decadere. Oggi Josephine, nonostante la difficoltà ad esprimersi dovuta a patologie pregresse, appare perfettamente lucida.

L'incontro con il giornalista Fabrizio Peronaci è avvenuto presso la casa di riposo lo scorso 24 luglio e sembrerebbero essere emersi anche dei piccoli ma significativi dettagli.

Era accompagnata da un uomo di bassa statura e con pochi capelli

La donna ricorda che Emanuela giunse a bordo di un auto scura, ed accompagnata da un uomo molto piccolo di statura ma quasi certamente italiano.

Durante la sua breve permanenza la giovane vittima tentò di comunicare battendo le nocche sui vetri, nel disperato tentativo di farsi dare un telefono. L'anziana dice di essere certa che si trattasse della Orlandi in quanto l'aveva riconosciuta dopo averla vista in televisione: i capelli e una collanina indossata sarebbero gli elementi più significativi dell'identificazione.