Sembrava non potesse giungere ad una conclusione il processo che vedeva Daniel James Holdom accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata e la figlia. Proprio ieri, invece, è arrivato il colpo di scena che ha messo la parola fine ad uno dei casi più scioccanti nella storia della Cronaca Nera australiana: l'uomo ha confessato la propria colpevolezza.

Uccise e fatte a pezzi

Holdom, che ha deciso di confessare davanti alla Corte Suprema dello stato del New South Wales, ha ammesso di aver ucciso e fatto a pezzi l'ex compagna e la figlioletta. Una vicenda che aveva toccato l'opinione pubblica per la violenza e l'efferatezza con cui erano state massacrate le due.

Il cadavere della donna, Karlie Jade Pearce, fu trovato nel 2010, nella foresta di Belanglo: fatto a pezzi e smembrato. Un luogo, quello del ritrovamento, tristemente noto dopo che negli anni 90 furono ritrovati i corpi di sei escursionisti, vittime di un serial killer. Kiara Khandalyce, la figlia di appena due anni, fu ritrovata solo nel luglio del 2015 quando un passante notò sul bordo della strada una valigetta abbandonata, al cui interno vi era il corpo della bambina, ormai scheletro. Il secondo ritrovamento avvenne a Wynarka, paesino a più di 1000 km dalla foresta di Belanglo.

Un orco senza cuore

Durante il processo sono emersi dettagli inquietanti. Prima di tutto il modo in cui Holdom ha ucciso l'ex fidanzata Karlie: l'uomo è salito con i piedi sulla trachea della giovane e le ha spezzato il collo.

La ventunenne, prima di essere identificata grazie al test del DNA, era stata rinominata 'Angel' poiché al momento del ritrovamento indossava una maglia con la scritta 'Angelique'. Uno degli aspetti più agghiaccianti di questa storia è che Holdom ha conservato delle fotografie dei corpo fatto a pezzi dell'ex compagna, un modo per ricordare la propria bestialità.

Proprio le foto rappresentano per l'accusa la prova regina. Gli inquirenti parlano di 'prove schiaccianti', anche se resta ancora ignoto il motivo che ha portato l'uomo a commettere una tale atrocità. Ad incastrare l'omicida, oltre ai test genetici, ci sono le celle telefoniche che lo segnalano nelle stesse ore e nel luogo dove sono stati commessi i delitti. Il prossimo settembre arriverà la condanna definitiva: stando all'efferatezza del caso e all'ammissione di colpevolezza di Holdom si presume che la pena dovrebbe essere l'ergastolo.