Alia Ghanem, la matriarca di una delle famiglie più potenti e benestanti dell’Arabia Saudita, ha concesso per la prima volta in assoluto un’intervista in esclusiva al quotidiano inglese Guardian, aprendo le porte della sua dimora situata a Gedda al giornalista Martin Chulov, che l ha ascoltata dopo aver ottenuto l’autorizzazione da parte della leadership saudit . Alia per l’occasione ha indossato un hijab di color fucsia e rosso, ha mostrato fotografie di famiglia inedite ed ha raccontato aneddoti e curiosità con accanto uno scatto incorniciato che ritrae Osama con la classica barba lunga, la mimetica ed un taccuino.
Sono passati ormai 17 anni da quell’11 settembre che sconvolse il mondo a causa del primogenito ormai deceduto della donna, Osama Bin Laden, “il principe del terrore”, ucciso il 2 maggio del 2011 in Pakistan, più precisamente ad Abbottabad, con una taglia addosso di 25 milioni di dollari, dalle forze speciali americane.
'Gli hanno fatto il lavaggio del cervello'
Alia Ghanem ritrae il figlio come un bravissimo bambino, un bambino diligente e studioso fino a quando, all’età di vent’anni, subì un totale lavaggio del cervello da alcune persone che frequentavano la stessa università, che chiedevano soldi per la loro causa e che lo trasformarono in un uomo completamente diverso. La donna ricorda l’amato primogenito descrivendolo come un uomo retto e religioso ed esprime il suo turbamento di quando scoprì che il figlio era diventato un jihadista.
Tra coloro che causarono il repentino cambiamento di Osama spicca il nome di un membro dei Fratelli Musulmani, un uomo di nome Abdullah Azzam che, dopo essere stato esiliato dall’Arabia Saudita, divenne il consigliere spirituale di Bin Laden.
La matriarca sostiene di essere stata sempre all’oscuro di tutto e che mai avrebbe immaginato che il figlio fosse stato la vera mente del tragico attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre perché, a suo dire, Osama l’amava immensamente e non avrebbe mai voluto vederla soffrire.
Orgoglioso come fratello ma non come uomo
Durante il racconto di Alia interviene anche il fratellastro del terrorista, Hassan; il ragazzo ricorda di quando Osama nel primi anni ’80 andò a combattere l’occupazione russa in Afghanistan e racconta di quanto tutta la famiglia ed anche il governo saudita fossero fieri di lui. Secondo Hassan, la madre si rifiuterebbe di incolpare il primogenito; ha aggiunto inoltre di essere stato sempre orgoglioso di Osama in qualità di fratello ma non certo come uomo.