Il tribunale di San Francisco ha emesso una sentenza di condanna nei confronti della Monsanto, in seguito alla denuncia presentata da un giardiniere, il quale sosteneva di essersi ammalato di cancro dopo aver lavorato a contatto con un erbicida contenente del glifosato.

Secondo il giudice, infatti, vi è un nesso tra la comparsa del tumore e l'utilizzo del diserbante distribuito dall'azienda statunitense. Questa decisione potrebbe fare giurisprudenza e rappresentare un precedente rilevante per le circa cinquemila denunce presentate negli Stati Uniti, il cui contenuto è molto simile a quella sporta dal giardiniere che, al termine del procedimento giudiziario, ha ottenuto un risarcimento di 289 milioni di dollari.

La Monsanto non ci sta: presenterà ricorso

L'azienda americana, tuttavia, non ha accettato la disposizione del giudice di San Francisco e, pur dichiarando piena solidarietà al giardiniere e alla sua famiglia, ha annunciato che presenterà ricorso in appello per far sì che venga rigettata la condanna al maxi-risarcimento di 289 milioni di dollari. La società tedesca Bayer, che a giugno ha acquistato la Monsanto per 63 miliardi di dollari, è intervenuta sulla questione, sostenendo che il glifosato non sia un prodotto cancerogeno, chiamando in causa diverse prove scientifiche e decenni di utilizzo pratico dell'erbicida.

Glifosato: potenzialmente cancerogeno per l'uomo

Il glifosato è stato introdotto nei primi anni '70, poiché si trattava di un prodotto a basso costo.

Grazie alla sua efficacia e ad un prezzo piuttosto conveniente, col tempo è diventato uno dei diserbanti più utilizzati al mondo. Nel 2015, però, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha classificato la sostanza come potenzialmente cancerogena. Da qui si è aperto un aspro dibattito sul prodotto: ad esempio, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare ha sostenuto che il livello di cancerogenicità nel glifosato non sarebbe tale da rappresentare una minaccia per la salute dell'uomo.

Ad oggi, dunque, la comunità scientifica non è ancora riuscita a prendere una posizione chiara e definitiva sulla vicenda, e si teme che alcuni studi possano essere stati inficiati da pressioni provenienti dalle aziende che li hanno finanziati. Per quanto riguarda l'Italia, il ricorso al glifosato è molto limitato: il suo utilizzo è vietato in aree vicine a scuole, parchi o campi per lo sport.

Inoltre non si può usare il diserbante pochi giorni prima del raccolto, o in luoghi dove potrebbe essere facilmente assorbito dal terreno.

Il nostro Paese, lo scorso anno, si è unito alla schiera di Stati contrari ad una proroga sull'utilizzo dell'erbicida fino al 2022. Infatti, sia i governi precedenti che quello attualmente in carica, sono concordi nel ribadire un utilizzo limitato della sostanza.