Nemmeno il tempo di vedere le immagini impressionanti del crollo del viadotto autostradale che attraversa Genova, ecco apparire un'analisi di Milena Gabanelli che ce ne spiega i motivi.

Cosa sostiene la Gabanelli

Milena Gabanelli sostiene che il crollo del ponte è legato all'aumento del traffico pesante di questi decenni e alla concorrenza delle aziende di autotrasporti dell'est Europa, che, con i loro prezzi stracciati, avrebbero obbligato le nostre aziende a caricare molto di più i loro camion. Ella sostiene infine che, "I viadotti però sono sempre quelli degli anni Settanta, ma nessuno ha provveduto a rinforzarli, perché non esiste un monitoraggio sulle ricadute delle leggi e fenomeni di mercato".

I trasporti eccezionali

Altra questione posta dalla giornalista del Corriere è quella legata ai trasporti eccezionali, anche questi in costante aumento e per i quali sono necessarie una serie di autorizzazioni che non sempre vengono richieste, rendendone di fatto difficile la quantificazione e quindi anche la valutazione degli effetti sulle strutture stradali attraversate.

Le province, d'altro canto, sono spesso gli enti che dovrebbero curare la manutenzione dei ponti, ma di fatto, dopo la riforma che intendeva sopprimerle, sono prive dei fondi necessari e quindi si limitano ad un monitoraggio "a vista". Il risultato, secondo Gabanelli, sono 5000km di strade provinciali chiuse nel 2017, a causa di frane e smottamenti vari.

La tecnologia in aiuto e gli investimenti che ripartono

Gabanelli chiude poi il pezzo, informandoci che per fortuna, sono stati stanziati, dal precedente governo, 1.6 miliardi per la manutenzione delle strade provinciali e propone, per il monitoraggio in tempo reale dei ponti, l'inserimento nelle strutture di sensori microchip in grado di registrare movimenti anomali dei viadotti, direttamente in remoto all'ufficio preposto ai controlli.

Sicuramente tutto molto interessante, ma c'è un punto dirimente che indebolisce se non azzera la validità di quanto scrive la giornalista del Corriere: il viadotto di Genova non è gestito dalla provincia di Genova ma da Atlantia gruppo che ha come azionista di controllo la famiglia Benetton, con la società Autostrada dei Fiori.

Dunque cosa c'entrano i problemi delle province? Nulla. Altra cosa è capire se il ponte, ormai datato poteva sopportare il carico attuale e se erano in corso valutazioni su tale aspetto e cosa, eventualmente si doveva fare e non è stato fatto, per una struttura che già in passato era stata oggetto di polemiche.