Era il 30 agosto scorso e un giovane turista di 29 anni, originario di Latina e di professione operaio, aveva trascorso una serata all'interno di un villaggio turistico di Mancaversa, nel tarantino, dove si trovava in vacanza con alcuni amici. Da quanto si apprende dalla stampa locale, il ragazzo quella sera alzò leggermente il gomito, bevendo qualcosa in più. Al rientro, si sarebbe introdotto in un bungalow del villaggio, dove stava riposando una giovane ragazza di 18 anni. Stando alla versione fornita dal ragazzo al pm di Lecce, Roberta Licci, lo stesso credeva che la 18enne, originaria di Anzio (Roma), fosse in realtà un'amica di nome Silvia.
Per cui, visto che era buio, non si sarebbe accorto in realtà che quella con cui stava parlando era un'altra persona. Dalle chiacchiere, a quanto pare, si sarebbe passati al sodo e i due avrebbero avuto un rapporto. Ieri mattina è arrivata la sentenza che condanna il ragazzo (ora ai domiciliari) per violenza sessuale e violazione di domicilio. La stessa ragazza avrebbe denunciato immediatamente l'accaduto.
La versione del ragazzo
Il 29enne da sempre ha professato la sua innocenza. Ai giudici del Tribunale Penale di Lecce ha spiegato che l'episodio non sarebbe configurabile, a suo dire, come violenza sessuale, in quanto il rapporto sarebbe stato consenziente. Infatti, stando sempre al racconto del ragazzo, la porta del bungalow era aperta.
Quindi si sarebbe introdotto all'interno della struttura per vedere se ci fosse l'amica che stava cercando, Silvia come detto, anche lei probabilmente parte della comitiva di amici con cui il ragazzo stava trascorrendo qualche giorno di relax nel Salento. Purtroppo l'oscurità dell'edificio non gli avrebbe consentito di valutare attentamente la situazione.
Fatto sta che i due, dopo una breve presentazione, sarebbero passati dalle parole ai fatti. Improvvisamente però la ragazza avrebbe interrotto l'amplesso, spiegando al giovane che fosse fidanzata, e che si sentiva in colpa per quanto stava succedendo. La ragazza invitò quindi il 29enne ad abbandonare il bungalow, cosa che il ragazzo a quanto pare eseguì.
Una frase incastra l'imputato
La sentenza pronunciata ieri mattina dal tribunale di Lecce parla chiaro. Secondo i giudici lo stesso ragazzo, all'alba, intorno alle 6:30, quel 30 agosto si introdusse nel bungalow dove dormiva la 18enne. Ad incastrare definitivamente il giovane turista, sarebbe stata una frase pronunciata nei confronti della ragazza durante la sentenza, ovvero: "Tu sei pazza. Io non ho fatto niente. Ma pensavo fossi Silvia". Secondo il pm questa sarebbe un'ammissione di responsabilità da parte del ragazzo, a cui ora è stata inflitta una pena di cinque anni e tre mesi di reclusione, a fronte dei sei richiesti dallo stesso pm. Inoltre il giovane dovrà versare alla presunta vittima 10 mila euro per i danni provocati, anche se tale cifra potrebbe lievitare in sede civile. Intanto il legale del ragazzo, Biagio Palamà, ha già annunciato ricorso in Appello.