Quando, nell'aprile 2017, il personale medico sanitario si è trovato di fronte il cadavere di un uomo sulla quarantina con accanto una siringa, un accendino ed una bustina con dentro qualche milligrammo di polvere scura, subito ha pensato ad un'overdose da eroina. Invece, a 18 mesi di distanza, l’Istituto superiore di sanità ha diramato un’allerta di «grado 3» spiegando che quell'uomo trovato senza vita alle porte di Milano, era morto per Ocfentanil, un oppioide sintetico. Il suo decesso, il primo in Italia, sta destando grande preoccupazione perché i fentanili non farmaceutici, negli StatI Uniti, stanno facendo una vera e propria stage.

La sostanza

Il decesso di un uomo per Ocfentanill (tagliato con caffeina e paracetamolo, gli stessi additivi utilizzati per l'eroina), crea preoccupazioni e apre interrogativi a cui non è facile dare risposta. È bene chiarire, subito, quindi che i «fentanili» sono degli oppiodi sintetici molto diffusi nella terapia del dolore; in Nord America, addirittura, le case farmaceutiche hanno "spinto" per farli passare per antidolorifici quasi da banco (Il fentanyl ha diversi punti in comune con la morfina anche se è fino a 100 volte più potente) e, nel giro di pochi anni, si è assistito ad un aumento dei casi di dipendenza che ha fatto da apri pista ad una fortissima diffusione dell'eroina: in poco più di 36 mesi, negli States, i casi di overdose sono saliti da 3-4 mila, agli oltre 29 mila del 2017.

Gli esperti, sono convinti che l'epidemia, attualmente, sia in piena esplosione.

L'allerta

Lo S.N.A.P.- Sistema Nazionale di Allerta Precoce delI'Istituto superiore di sanità - ha diramato per conto del dipartimento Antidroga un'allerta di grado 3 (il grado più alto, quello che riguarda "Condizioni di rischio di gravi danni della Salute") dal titolo "Identificazione per la prima volta sul territorio italiano della molecola Ocfentanil e decesso legato all'assunzione di tale molecola".

A Milano, infatti, nelle scorse settimane si è registrato, per la prima volta, un decesso causato di un oppioide sviluppato in laboratorio.

L'allerta, che raccomanda a personale medico sanitario e forze di polizie un'urgenza nell'attivare determinati protocolli, è arrivata, però, con grave ritardo e la cosa sta destando grandi preoccupazioni; sembra evidente che il nostro sistema sanitario non è preparato per affrontare una nuova epidemia di eroina.

Sebbene l'I.S.S. abbia specificato il divieto di divulgazione e la pubblicazione sul web dell'allerta, il caso è già finito in internet per mano del dottor Ernesto De Bernardis, medico siracusano appartenente alla Sitd, Società di medicina delle tossicodipendenze.

De Bernardis, a Repubblica si è sfogato dicendo: "È vero che il protocollo consigliato è sacrosanto, ma in questi 18 mesi abbiamo avuto un potenziale spaccio di una sostanza che sembra eroina". Poi, ha tuonato: "È irrazionale perdere tanto tempo e anche vietare la divulgazione. Non sappiamo se in questi 18 mesi ci siano state altre morti e se la molecola sia stata cercata e trovata".