Un incubo durato circa un’ora. A Roma una barista 50enne è stata aggredita da un nordafricano, avventore del suo locale, aperto tutta la notte a Monte Mario. Il bruto è tornato indietro per stuprarla, nel momento in cui era rimasta sola a chiudere l’attività e a sistemare la ultime cose, prima di tornare a casa. Una violenza feroce – l’uomo nella foga le ha quasi staccato un mignolo a morsi – non portata a termine solamente per la prontezza della vittima, che è riuscita in qualche modo a divincolarsi e a metterlo in fuga. Ricoverata al Policlinico Gemelli per le ferite riportate, la donna ha subito denunciato l’aggressore.

Il tunisino che lo aveva accompagnato al bar precedentemente, messo alle strette, ha fornito le generalità del responsabile: si tratterebbe di suo cugino.

Gli ultimi due clienti rimasti nel bar

La vittima ha descritto alle forze dell’ordine tutti i particolari della sua mattinata da incubo. Come riporta Repubblica, verso le cinque del mattino di mercoledì entrano nel suo bar due clienti nordafricani come tanti, che chiedono da mangiare, delle birre e poi si divertono a cantare al karaoke.

Tutto sembra procedere tranquillamente, quando uno dei due si avvicina alla proprietaria e inizia a parlarle. Le racconta, mentendo, di chiamarsi Reda, di vivere ad Amsterdam e di trovarsi a Roma per una breve vacanza; poi, all'improvviso si abbassa i pantaloni ed inizia a fare apprezzamenti pesanti alla barista.

La donna mantiene la calma, nonostante nel locale oltre a lei e ad i due clienti sia rimasto solamente un ragazzo che l’aiuta per le pulizie; così intima all’accompagnatore di portare via il suo amico su di giri, riuscendo così a farli allontanare.

Il racconto dell’aggressione

La vicenda sembra essersi risolta. Ma poco dopo, quando ormai la 50enne è rimasta sola a sistemare le ultime cose all’interno del bar prima di chiudere, quell'individuo torna nel locale per stuprarla.

L’aggredisce improvvisamente, trascinandola per i capelli fino al retrobottega. La tiene ferma con le mani sul collo, più volte le sferra dei pugni in testa.

La donna cerca di divincolarsi. Per calmarlo si inventa perfino di essere incinta; ma l’assalitore non si ferma, anzi comincia a sferrarle dei colpi in pancia. Poi, per cercare di farla stare buona mentre le strappa i vestiti di dosso, le morde il mignolo, arrivando quasi ad amputaglielo.

A quel punto la donna riesce a divincolarsi, grazie ad una gomitata e ad un calcio sferratogli con tutte le sue forze.

Secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, in quel momento riesce anche a gettare addosso allo stupratore il contenuto di un flacone di varechina che si trovava lì vicino. Colto di sorpresa, l’uomo si allontana di corsa, non prima di aver rubato i soldi dalla cassa del locale.

La vittima viene soccorsa da due ragazzi e portata in ambulanza al Gemelli. Mentre sta raccontando la sua brutta esperienza agli agenti, vede arrivare all’ospedale il nordafricano che si era presentato nel locale con l’aggressore: è malconcio, probabilmente è stato picchiato anche lui dallo stesso.

Interrogato dagli agenti, il testimone fornisce tutte le indicazioni sull’identità del responsabile delle violenze, che sarebbe suo cugino, di nazionalità tunisina. A questo punto parte una caccia all’uomo, che non si è ancora conclusa.