Per i più maturi tifosi della Roma il suo nome equivale ad un incubo. Bruce Grobbelaar, il pittoresco quanto talentuoso portiere del Liverpool che ipnotizzò Conti e Graziani nella lotteria dei rigori della finale di Coppa dei Campioni del 1984 ed indispettì uno stadio intero per le sue pantomime tra i pali. Quel trofeo sollevato dai reds all'Olimpico porta la sua firma in calce, ma Bruce ha vinto tanto con la maglia rossa ed ha vissuto purtroppo anche la tragedia di Bruxelles un anno dopo, giocando quell'irreale finale continentale persa con la Juventus.
Ma non è nulla in confronto a ciò che recentemente lo stesso ex portiere ha raccontato al Guardian. Una parte della sua vita che ha sempre tenuto nascosta e che risale alla sua tarda adolescenza in Rhodesia, il suo Paese d'origine che oggi si chiama Zimbabwe. Era il 1975 quando venne arruolato nella Guardia Nazionale dell'allora Rhodesia e prese parte in maniera attiva alla guerra civile contro i ribelli guidati da Robert Mugabe e Joshua Nkomo. "Ho ucciso così tante persone che da allora vivo la mia vita giorno dopo giorno. Sono pentito di ciò che ho fatto, ma non posso cambiare il mio passato".
I ricordi atroci della guerra
"Quando sei in guerra vivi tu o loro - si legge in uno stralcio dell'intervista all'ex estremo difensore del Liverpool sul Guardian, ripresa dalla Gazzetta dello Sport - e dunque spari e vai a terra.
A volte ci sono voci che gridano 'mi hanno colpito', allora devi zittirle o rischi di venire ucciso e far uccidere anche i tuoi compagni. Ricordo che una volta cessato il fuoco vedevo corpi ovunque, quando questo ti accade per la prima volta ciò che hai nello stomaco risale fino alla bocca". Alla domanda su quanti uomini ha ucciso, Bruce Grobbelaar risponde tetro.
"Tanti, non posso dirlo".
Depressioni e suicidi
Nel suo crudo racconto alla nota testata britannica, Grobbelaar racconta anche di un suo compagno talmente crudele che amava collezionare le orecchie tagliate ad ogni uomo che uccideva in guerra. "Le metteva in un vaso, ne aveva tanti di vasi". Poi ovviamente parla del calcio che lo ha salvato da un triste destino.
"Ho rischiato di finire in depressione, era accaduto ad altri soldati che si sono tolti la vita. Ho lasciato l'Africa dopo la fine della guerra".
Il trasferimento in Canada e la chiamata del Liverpool
Era il 1979, Bruce aveva iniziato la sua carriera in Sudafrica prima del servizio militare. La riprese in Canada nelle file dei Vancouver Whitecaps e l'anno successivo venne notato da Tom Saunders, osservatore e talent-scout del Liverpool. Arriva nel Regno Unito nel 1981, è la riserva di Ray Clemence. Dopo il trasferimento di quest'ultimo al Tottenham viene promosso titolare da Bob Paisley. Con i reds, oltre alla Coppa dei Campioni del 1984, vince anche 6 campionati e 3 coppe d'Inghilterra. "La KOP mi chiamava jungleman, l'uomo della giungla - ricorda Grobbelaar - ed in tanti dicevano che ero un nero dalla pelle bianca. Devo tutto al calcio, mi ha salvato dalla depressione e da un triste destino, ha allontanato l'oscurità della guerra".