Casapound respinge il blitz della Finanza dopo un braccio di ferro ad altissima tensione tra gli agenti e i militanti dell'organizzazione di estrema destra accorsi nella sede nazionale di Roma. Insulti e minacce, secondo quanto riferito dai testimoni presenti sul posto, hanno accolto i militari delle Fiamme Gialle che erano stati inviati per un'ispezione prevista nell'ambito dell'inchiesta della Corte dei Conti sull'occupazione dei locali di via Napoleone III, adibiti dal 2003 a centro riunioni e alloggio per famiglie in emergenza abitativa. “Se non andate via qui finisce nel sangue” una delle frasi pronunciate dagli attivisti impegnati nella difesa dell'immobile (situato nel quartiere Esquilino, non lontano dalla stazione Termini della Capitale) del quale il gruppo politico, oggi guidato da Simone Di Stefano, si era appropriato 15 anni fa su iniziativa di alcune decine di giovani ideologicamente ispirati dall'esperienza storica del fascismo.

Casapound, Finanza rimanda il blitz: è giallo

Nell'edificio pubblico, stando agli approfondimenti già iniziati su richiesta dal pm contabile Minerva e poi interrotti per l'energica resistenza opposta dai ragazzi aderenti a Casapound, vivrebbero anche parenti e persone di fiducia degli esponenti di spicco del movimento postfascista, oltre a qualche decina di cittadini di Roma in situazione di disagio economico e accolte in quel luogo dopo lo sfratto. Il quartiere generale dell'organizzazione i cui militanti amano definirsi “fascisti del nuovo millennio” sarà comunque sottoposto a controlli nei prossimi giorni, essendo stata l'operazione soltanto rinviata per il rischio incidenti riscontrato dai finanzieri al momento dell'ingresso nello stabile occupato.

Blitz della Finanza in sede Casapound, alta tensione a Roma

La versione degli scontri sfiorati con insulti agli agenti è stata smentita da Simone Di Stefano, contento della mediazione condotta con le forze dell'ordine (in divisa e in borghese) nel corso del pomeriggio “infuocato” di via Napoleone III e ottimista sugli sviluppi del caso: “Tutto concordato, nessuna minaccia” assicura il numero uno delle “tartarughe” romane.

Resta da capire quali saranno i tempi e le modalità di intervento, alla prossima occasione, della Guardia di Finanza che potrebbe sgomberare anche parzialmente i locali su mandato della Corte dei Conti da un giorno all'altro oppure limitarsi ad acquisire documenti e planimetria dell'immobile di 6 piani e 60 vani nel cuore della Capitale.