Nelle prime ore del mattino di ieri, a soli 24 anni, Zeinab Sekaanvan Lokran, è stata impiccata nel carcere di Urmia, nord ovest dell'Iran: la pena di morte pone fine alla triste storia di una ragazza protagonista di violenze fisiche e psicologiche che iniziano a soli 15 anni, quando venne data in sposa a Hossein Sarmadi.

Questa vicenda lascia amarezza in tutta la comunità internazionale: ancora una volta l'occidente esce sconfitto dalle transazioni con i paesi islamici, non solo per la tragica fine della ragazza finita sulla forca e per le migliaia di bambine che vengono date in sposa o barbaramente mercanteggiate dalle loro famiglie, (fra esse la storia della sposa bambina venduta per 20 euro in Nigeria).

Ma anche per il fallimento degli innumerevoli appelli di Amnesty International e delle tante organizzazione umanitarie, come Human Rights, con sede ad Oslo, che da anni combatte contro l'esecuzione della pena di morte nella Repubblica Islamica.

La storia di Zeinab Sekaanvand Lokran

Sotto lo chador Zeinab: una ragazza curda iraniana che nel 2010, a soli 15 anni, proveniente da una famiglia conservatrice ed estrazione povera, sposa Hossein Sarmadi per sfuggire alla miseria, inconsapevole - vista anche la giovanissima età - di quanto le avrebbe preservato il destino in fatto di abusi fisici e psicologici. La giovane donna si ribella, denuncia le violenze del marito alle autorità che, puntualmente, la ignorano e non le garantiscono protezione.

Scappa di casa, cerca aiuto presso la famiglia di origine che non le offre aiuto e la rispedisce dal marito senza pietà. Ritornata fra le mura domestiche, Zeinab chiede il divorzio che le viene negato: esasperata falle violenze, dopo solo due anni di matrimonio, uccide Hossein Sarmadi a colpi di coltello.

Viene arrestata nel febbraio del 2012, torturata dai suoi aguzzini per venti giorni, picchiata a sangue, con l'unico intento di farla dichiarare colpevole; solo dopo 60 giorni dall'arresto, si presenta un avvocato d'ufficio per la difesa legale.

Due anni dopo, nel 2014, Zeinab ritratterà l'omicidio ed accuserà il cognato di averla ripetutamente violentata e spinta ad uccidere il fratello, confessando che lo stesso cognato è pronto a perdonarla per salvarla dalla pena di morte. In Iran, infatti, il perdono della parte offesa ed il risarcimento, permettono il parziale condono della pena.

Ma il suo è un inutile tentativo di salvezza, poiché i giudici del tribunale iraniano non le daranno ascolto e presteranno fede alla prima ammissione di colpevolezza. Zeinab Sekaanvand viene condannata alla pena di morte il 22 ottobre 2014.

Un secondo matrimonio in carcere con un detenuto

L'esecuzione venne rinviata poichè la giovane donna si risposò in carcere con un detenuto dal quale avrà presto un figlio, il quale però, sfortunatamente, nascerà senza vita. Amnesty International, a tal proposito, ebbe a riferire che Zeinab non solo non è stata curata dalla fortissima depressione che l'ha accompagnata durante gli anni di detenzione, ma che non ha ricevuto neppure assistenza medica post parto.

Dopo ciò è stato tutto inutile: gli articoli sui giornali che allertavano il mondo, gli appelli delle organizzazioni umanitarie, il monito di Trump all'Iran, verrà persino ignorata la convenzione ONU sottoscritta dall'Iran sui diritti dell'infanzia, ovvero il divieto di condanna a morte per i fatti compiuti da minori: infatti Zeinab quando fu processata, era ancora minorenne.

Intanto, secondo quanto dichiarato da Amnesty International, nelle prigioni iraniane ci sarebbero almeno 49 ragazze non ancora maggiorenni in attesa di essere giustiziate.