Due presunti stupri commessi da immigrati si sono rivelati due bluff. Accade a Milano, dove gli agenti della squadra mobile hanno svolto le dovute indagini a seguito di due denunce da parte di altrettante adolescenti che hanno sostenuto di aver subito violenza sessuale da parte di uomini di colore. In questo caso, però, entrambe le accuse si sono rivelate completamente infondate.
Il primo caso risale allo scorso agosto
Nei primi giorni dello scorso mese di agosto, una ragazzina di 15 anni era stata accompagnata dai genitori al comando dei carabinieri e, in un secondo momento, alla clinica 'Mangiagalli' di Milano.
Secondo il suo racconto, la giovane lo scorso 15 luglio aveva subito uno 'stupro di gruppo' da parte di quattro uomini di colore. Sono dunque partiti gli accertamenti da parte della Procura di Milano che ha disposto approfondite indagini. La presunta violenza sarebbe avvenuta in un bosco dell'hinterland del capoluogo lombardo: l'attività investigativa, con l'ausilio di telecamere ed intercettazioni, è proseguita per mesi senza alcun elemento che potesse supportare la ricostruzione della presunta vittima. Lo scorso giovedì, però, dinanzi all'ennesimo racconto incoerente da parte della 15enne, il pubblico ministro Antonia Pavan ha perso la pazienza e si è rivolta alla giovane con la richiesta di non prendere più in giro gli investigatori.
Messa praticamente sotto torchio, l'adolescente alla fine ha confessato di essersi inventata tutto di sana pianta. Nel periodo suddetto in cui sarebbe accaduta la violenza, poi smentita, frequentava infatti un ragazzo di 18 anni con cui aveva abituali rapporti sessuali. Si sarebbe inventata queste accuse perché temeva di essere rimasta incinta, ma lo stesso 'fidanzatino' avrebbe cercato di dissuaderla dal proseguire la commedia.
Morale della favola, adesso è lei ad essere indagata dalla Procura per minori per simulazione di reato.
Simulazione di reato anche per un'altra giovane milanese
Nel secondo caso la protagonista è un'altra adolescente milanese che, come la coetanea, si sarebbe recata direttamente alla clinica Mangiagalli sostenendo di essere stata violentata da un immigrato di colore.
Interrogata dalla squadra mobile, ha dapprima detto di essere troppo sconvolta per rivelare i particolari degli abusi subiti. Dunque, in questo caso, non c'è stato alcun dettaglio sul presunto reato. Salvo poi prendere da parte un ispettore nel corso di un sopralluogo dello stesso a casa della giovane, al quale ha svelato di aver inventato tutta la storia per timore di aver contratto una malattia venerea dopo un rapporto sessuale consumato realmente con un immigrato, un giovane cittadino marocchino, nel bagno di un locale pubblico. Nel caso specifico, però, si è trattato di un rapporto consenziente.