Stava per atterrare verso la sua destinazione, ovvero una stanza del terzo piano del carcere di Taranto, quando è stato colpito da una folata di vento anomala che lo ha fatto precipitare. Si tratta di un drone telecomandato a distanza. E' successo attorno alle 22 di mercoledì sera quando un agente in servizio ha notato il veicolo precipitare e schiantarsi al suolo. Subito ha dato l'allarme. All'intero del drone c'era della droga ed alcuni microtelefoni cellulari, dotati anche del cavo usb per la ricarica. Il velivolo doveva trasportare "a domicilio" il suo contenuto all'interno di una stanza appunto, del terzo piano del carcere, zona riservata ai detenuti di massima sicurezza.
La droga invece era nascosta all'interno di alcuni wurstel. Non contenti, proprio in quegli stessi minuti, alcuni malviventi hanno fatto esplodere dei fuochi artificiali proprio nei pressi del carcere, per distrarre i secondini e nascondere il rumore e la vista del veicolo nel cielo.
La denuncia dei sindacati di polizia Osapp e Sappe
L'episodio dimostrerebbe, secondo alcuni sindacati di polizia, lo stato di grande avanzamento tecnologico che ha a disposizione la criminalità organizzata. Secondo il segretario generale dell’Osapp Leo Beneduci, l'accaduto, anche se non andato a buon fine, potrebbe essere utilizzato come metafora della divergenza delle forze in campo, fra criminalità da una parte e forze dell'ordine e polizia penitenziaria dall'altra.
Le prime avrebbero in dotazione gli ultimi ritrovati tecnologici, mentre la Polizia Penitenziaria manterrebbe a livelli giudicabili dal segretario, del secolo scorso, sia proprie dotazioni in ausilio del servizio sia il proprio bagaglio di aggiornamento professionale.
Gli fa eco, il segretario generale del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), Federico Pilagatti.
Secondo la sua opinione non è la prima volta che episodi del genere si verificano, in particolare nel carcere di Bari, dove sembrano essere all'ordine del giorno. Pilagatti non sembra essere al corrente se l'episodio appena verificato sia il primo nel carcere di Taranto, dato che il muro di cinta appare del tutto sguarnito e l'unico agente che dovrebbe effettuare la ricognizione per controllare che i detenuti non scappino deve in realtà fare altre cose.
La situazione appare quindi del tutto insostenibile da parte della Polizia Penitenziaria, almeno riguardo a questo istituto. Pilagatti e tutto il Sappe si chiedono cosa altro debba succedere per far scattare l'allarme e far prendere provvedimenti da parte dei vertici del DAP e del Ministero della Giustizia.