La morte di Riccardo Magherini, ex promessa del calcio italiano, avvenuta la notte del 3 marzo 2014 non ha ancora un colpevole. La Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione, con la sua decisione, ha cristallizzato la verità processuale. Per il Supremo Collegio i tre carabinieri imputati di omicidio colposo non sarebbero responsabili della morte dell' ex calciatore in quanto, come recita la sentenza, "il fatto non costituisce reato". E' stato quindi disposto l'annullamento della sentenza di condanna emessa lo scorso 19 ottobre dalla Corte d'Appello di Firenze.
E questo nonostante sia stato accertato nei due precedenti gradi di giudizio che la morte di Magherini sia stata causata, principalmente, dall'intossicazione da stupefacenti associata all'asfissia. L'ex calciatore, infatti, aveva bevuto e assunto cocaina. E i militari intervenuti lo avrebbero mantenuto in posizione prona rendendo così difficoltosa la respirazione fin al punto di causarne il decesso.
La tesi sostenuta dalla pubblica accusa
L'impianto accusatorio del Sostituto procuratore generale, Felicetta Marinelli, che l'ha indotta a chiedere la conferma della sentenza di condanna per Vincenzo Corni, Stefano Castellano e Agostino della Porta, si sarebbe basato proprio sulle circostanze della morte del quarantenne ex calciatore.
Infatti, i tre carabinieri bloccarono Riccardo Magherini, nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2014, in Borgo San Frediano mentre era sotto l'effetto della cocaina e in preda ad allucinazioni a causa delle quali temeva di essere inseguito da qualcuno. Quando i militari riuscirono a bloccarlo, lo tennero a terra a pancia sotto e a petto nudo.
E Magherini sarebbe rimasto in questa posizione almeno un quarto d'ora. Per il Procuratore Generale Marinelli se i tre carabinieri avessero avuto l'accortezza di farlo alzare e mantenerlo in piedi probabilmente, secondo il ragionamento del magistrato, la morte si sarebbe potuta evitare. E questo punto è stato ribadito dal Procuratore Generale per ben due volte durante la sua requisitoria davanti alla Corte.
Anche perché, sempre secondo quanto riferisce Marinelli, Magherini avrebbe provato più volte a liberarsi dalla posizione in cui lo mantenevano i tre militari. E questi ultimi non potevano non essersi accorti dell'alterazione psico - fisica in cui si sarebbe trovato l'ex calciatore. Alterazione che gli avrebbe procurato ulteriore stress, aggravando il suo stato e accelerandone il decesso. Decesso che si sarebbe verificato alle 2 e 45 del 3 marzo 2014 e che i medici dell'ospedale in cui era stato trasportato dall'autoambulanza si sono limitati a constatare. Il Procuratore Generale avrebbe anche sostenuto che dato che si stava procedendo ad un arresto i tre militari avevano l'obbligo di tutelare Riccardo Magherini, cosa che non avrebbero fatto.
La tesi della difesa dei tre carabinieri
Il Collegio difensivo dei tre militari, formato dagli avvocati Francesco Maresca e Eugenio Pini, avrebbe basato la propria strategia difensiva sul fatto che i tre carabinieri non sarebbero stati in possesso delle necessarie conoscenze mediche per capire che Magherini, nei suoi ultimi istanti di vita, stava avendo una crisi respiratoria. L'Avvocato Maresca non nega che la posizione in cui si trovava Magherini nei minuti successivi all'arresto possa aver contribuito al suo decesso ma, certamente, i militari non potevano rendersi conto di quello che stava accadendo nel suo corpo a causa della cocaina e, tantomeno, della necessità di farlo alzare e metterlo a sedere.
L'Avvocato Eugenio Pini, invece, ritiene che "giustizia sia stata fatta" e auspica che questa sentenza possa costituire un precedente e tracciare una nuova linea giurisprudenziale. In effetti, solo le motivazioni della sentenza della Cassazione potranno chiarire il percorso giuridico-legale che ha condotto il Supremo Collegio che il fatto imputato ai tre carabinieri non costituisce reato.