Corinaldo (Ancona) - Due giorni dopo la tragedia le ricerche hanno dato la prima risposta. Il giovane ritenuto colpevole di aver spruzzato la bomboletta urticante nella discoteca Lanterna Azzurra a Corinaldo sarebbe stato individuato dalle forze dell'ordine del nucleo Investigativo di Ancona. Contro il ragazzo ci sarebbero alcune dichiarazioni di diversi coetanei. Come se non bastasse, nel corso di un'inquisizione, al giovane anconetano è stata trovata della cocaina e per tale ragione è stato fermato. Per arrivare a lui le forze dell'ordine avevano racconto una serie di testimonianze, tra cui quelle del figlio di uno dei membri della "Magic srl", proprietario del locale, il disk jockey Marco Cecchini.
Le testimonianze sull'accaduto
Il disk jockey ha dichiarato di aver assistito ad uno sfogo di un giovane a cui era stata sottratta una catenina d'oro e che aveva identificato l'aggressore: un ragazzo della sua età armato di bomboletta. I particolari, precisi, sembrano corrispondere a quanto raccontato da altri testimoni che hanno assistito alla tragedia. "Era mezzanotte e mezza. Stavamo fumando fuori dalla stanza - racconta Cecchini - con la porta d'emergenza aperta. E un giovane che conosco mi ha detto che gli avevano sottratto la catenina. Gli ho domandato chi fosse stato e lui ha raccontato che l'autore era un ragazzo che aveva una bomboletta". Il disk jockey e la vittima decidono di andare alla ricerca del giovane aggressore proprio quando si scatena la tragedia.
Le forze dell'ordine continuano ad indagare per trovare altre risposte. Sembra che sulle quantità di cocaina scovata nel corso dell'inquisizione il giovane non abbia fornito chiarimenti.
Le analisi
Per di più le analisi dirette dal procuratore capo Monica Garulli e del suo supplente Paolo Gubinelli sono inerenti anche alla questione della sicurezza del locale.
E' possibile che oggi i pretori incaricano uno o più professionisti per chiarire il caso delle uscite di emergenza. Per quale motivo la balaustra è crollata? Sono state usate tutte le vie di fuga o no? Stando ad alcune testimonianze, ci sarebbe stato un primo tentativo di sconsigliare ai ragazzi di usare le uscite, ma per il momento non c'è alcuna conferma.
Ma anche in questo caso, ci sono le dichiarazioni del disk jockey che ha smentito alcuni fatti. Infatti, si ipotizzava che la sala centrale fosse l'unica ad essere aperta e che all'interno ci fossero accumulate più di ottocento persone. Secondo Cecchini i fatti sarebbero andati in maniera differente: "Le sale al piano di sotto erano aperte a tutti, anzi sono andato a fumarci una sigaretta e c'era un mio collega che suonava". Di fatto, Cecchini, figlio di uno dei titolari, prende le difese dell'operato del locale. Però, il padre Quinto Cecchini e il socio Carlantonio Capone rischiano di finire tra gli indagati con l'accusa di omicidio colposo plurimo.