Il servizio di Report intitolato Pulp Fashion ha posto l'attenzione sull'alta Moda non solo italiana, ma internazionale: il risultato di questa inchiesta è sconcertante e sicuramente modifica la percezione che finora avevamo dell'abito griffato.
Made in Italy con tessuti cinesi e manodopera tunisina
Nel corso della puntata andata in onda il 3 dicembre scorso, Report ha mostrato l'inchiesta sull'alta moda e su cosa si nasconda dietro un abito firmato: la situazione ha dell'incredibile, eppure nessuno finora ne ha mai parlato. Al contrario, i grandi marchi dell'alta moda cercano in ogni modo di mostrare la loro migliore immagine parlando di sostenibilità, rispetto dell'ambiente e delle condizioni di lavoro.
Ma ciò che viene mostrato nell'inchiesta di Report parla di un'altra realtà.
Gran parte dei tessuti utilizzati dai grandi marchi internazionali, come Zara, H&M, Diesel, Mango, Gas, Patrizia Pepe e altri ancora, viene prodotta in grosse fabbriche cinesi. Le condizioni di lavoro degli operai di queste fabbriche sono pessime: nessuno utilizza le dotazioni di sicurezza previste per chi maneggia vernici, sostanze chimiche e corrosive. Non ci sono maschere, occhiali protettivi, guanti e scarpe di sicurezza: nell'inchiesta vengono mostrati operai che lavorano indossando dei sandali, che mescolano le vernici con le mani e che respirano ogni giorno le esalazioni di queste sostanze chimiche altamente pericolose per la salute dell'uomo.
Il viaggio dei tessuti, però, non si ferma in Cina, ma continua in altri Paesi del mondo, come il Bangladesh, l'Europa dell'Est e la Tunisia, dove i prodotti finiti dei marchi di lusso vengono confezionati, pronti per essere messi sul mercato. L'inviato di Report si è recato proprio in una di queste aziende tunisine in cui vengono confezionati jeans per Diesel e Replay; anche qui la realtà è dura da accettare e non vi sono assolutamente misure di sicurezza adeguate per i lavoratori.
Gli operai, infatti, sono a contatto con prodotti chimici altamente pericolosi per l'uomo: uno di questi è il permanganato, una sostanza corrosiva per gli occhi, la cute e l'apparato respiratorio e che, senza le opportune dotazioni di sicurezza, può provocare bronchiti, polmoniti e altri problemi per lo sviluppo.
Oltre all'inadeguatezza delle condizioni di lavoro, ciò che lascia senza parole è il costo di tali prodotti: per esempio, un jeans finito ha un costo che va dai 10 ai 20 euro al massimo, per poi essere venduto nei negozi di Milano, Parigi o New York ad un prezzo di 200 euro.
Le conseguenze sulla salute
La conferma della mancanza di controlli da parte dei grandi marchi dell'alta moda fa sì che la maggior parte degli indumenti che indossiamo e acquistiamo nelle boutique presenti sostanze dannose per la salute dell'uomo. Da un'analisi effettuata da un laboratorio italiano, su circa 33 mila campioni di vestiti, è emerso che:
- contengono ammine cancerogene
- ftalati che alterano i cicli ormonali
- nonilfenolo dannoso per l'ambiente
Perciò, quelle sostanze cancerogene contenute nelle vernici, nei coloranti e in tutte le sostanze chimiche utilizzate dalle fabbriche cinesi, ritornano anche sul mercato europeo e si diffondono nei nostri mari e nei nostri fiumi attraverso i lavaggi in lavatrice, inquinando anche l'ambiente a noi vicino.