Lo avvelenava un poco alla volta, senza fretta, ma con dedizione quotidiana. A ogni pasto metteva nei cibi e nelle bevande del marito, Domenico Dogliani di 55 anni, farmaci e bromadiolone, una molecola presente nei topicidi.

Un 'trattamento' a cui lo ha sottoposto persino mentre era ricoverato in ospedale a causa di malori incomprensibili. Finché tutto è stato chiaro: il piano di morte è stato scoperto e la donna, Laura Davico, 49 anni, è stata arrestata dai carabinieri del Nas di Alessandria. L'accusa è di tentato omicidio aggravato.

Avvelenamento quotidiano anche in ospedale

La sua missione quotidiana era avvelenare il marito, Domenico Dogliani, operaio di 55 anni originario di Bra, nei pressi di Cuneo. Non è chiaro da quanto tempo andasse avanti il misfatto, ma continuava ad avvelenarlo persino durante ripetuti ricoveri in ospedale che hanno insospettito il personale medico. E proprio nel corso dell'ultima degenza del marito, è stata incastrata dai carabinieri.

A ottobre, Dogliani aveva avuto una polmonite ed era stato portato d'urgenza alle Molinette di Torino. Le sue condizioni da quel momento sono migliorate, ma non rispondeva alle cure come ci si aspettava. Sono seguiti altri ricoveri in strutture ospedaliere della zona, fino all'ultimo a Bra.

I medici hanno cominciato a pensare o che potesse essere affetto da una rara sindrome, o che il suo fosse un caso di avvelenamento. Ma i sintomi manifestati, sempre uguali, erano compatibili appunto con quelli di un avvelenamento. I risultati sballati delle analisi del sangue non ammissibili durante la cura, hanno fatto partire la segnalazione da parte del presidio Alba Bra del caso ai carabinieri.

Scatta l'operazione 'Mantide'

Da quel momento, sono scattate le indagini dei carabinieri dei Nas coordinati dal tenente colonnello Biagio Carillo. Punto centrale dell'operazione denominata 'Mantide' è stato l'aver installato telecamere nella stanza d'ospedale dove il marito era nuovamente ricoverato.

Le riprese hanno permesso di sorprendere la donna mentre, con fare furtivo e dando le spalle al marito stando ben attenta a non essere scoperta, inseriva polveri in un thermos del caffe e nel cibo.

I rilievi dei Nas hanno riscontrato la presenza di un topicida e di un principio attivo presente in un farmaco che non è tra quelli che sono stati prescritti al paziente durante la sua degenza. Non a caso la donna l'avrebbe occultato nei cibi per evitare di destare sospetti sia al marito che al personale ospedaliero. Successive analisi hanno evidenziato la presenza di antiglicemici e anticoagulanti nel sangue.

Al termine dell'operazione, lo scorso 28 dicembre, la donna trovata in possesso dei farmaci incriminati è stata sottoposta a fermo su disposizione della Procura di Asti. L'accusa è di tentato omicidio aggravato dalle condizioni di debolezza dell’uomo.

Ignoto il movente

Perché il marito con cui era sposata da una ventina d'anni fosse diventato l'obiettivo del suo piano assassino non è ancora chiaro.

Dal coniuge, la Davico ha avuto due figli, uno dei quali è ancora minorenne. Quali siano le ragioni di un risentimento ossessivo spinto fino al tentato omicidio, è ciò che gli inquirenti stanno cercando di capire.

Durante l'interrogatorio di garanzia presso la sezione femminile del carcere delle Vallette di Torino dove è reclusa, la donna avrebbe fornito spiegazioni quali voler 'aiutare' il marito nella convalescenza. Risposte considerate, nel migliore dei casi, illogiche e inverosimili. Ora si cerca di venirne a capo e di accertare anche se ci siano complici: la donna è un'operaia e non ha competenze mediche. I farmaci potevano essere acquistati solo con ricetta medica. L'unico elemento positivo in una storia altrimenti drammatica, è che l'uomo è stato dimesso e ora sta bene. Almeno fisicamente.