Stavolta è veramente finita. Julen è morto in fondo al pozzo in cui era caduto, come nel 1981 il piccolo Alfredino Rampi a Vermicino. Dopo quasi due settimane di affanni, lotta disperata contro il tempo e la natura, tra errori umani e imprevisti tecnici, il piccolo Julen è stato scoperto senza vita.

Era l'una e 25 circa di stanotte quando gli otto minatori del gruppo speciale sono riusciti a raggiungerlo nelle viscere della terra di Totalan, Spagna meridionale. Il bambino di due anni e mezzo, era a oltre 100 metri i profondità, nel pozzo in cui domenica 13 gennaio era accidentalmente caduto mentre con i genitori e altri familiari faceva una scampagnata.

Ancora non si sa come e quando sia morto, dovrà dirlo l'autopsia iniziata stamattina alle 8 e 30. In superficie, José Rossello, il padre che con la mamma ha sempre seguito le operazioni, si è sentito male ed è stato soccorso.

I soccorsi

Da quando nel primo pomeriggio del 13 gennaio è scattato l'allarme, immediatamente si è azionata la macchina dei soccorsi. Come prima cosa, si è tentato di aspirare la terra, ma presto ci si è reso conto che non era possibile. Da subito, sono state calate telecamere e sonde, ma si sono fermate a una profondità di 75 metri bloccate da un tappo di terra. Impossibile far arrivare acqua o cibo al bambino di cui si sono trovati ciuffi di capelli.

A seguire, sono cominciati gli scavi di tre tunnel.

Squadre di 300 uomini hanno lavorato senza sosta notte e giorno per arrivare al bambino precipitato in un pozzo largo appena 25 centimetri e profondo 107. Una cavità scavata per cercare acqua, non segnalata né protetta: sarebbe dovuta essere coperta, ma non lo era. Di giorno in giorno, l'area dei lavori intorno al pozzo si è ampliata fino a diventare un gigantesco cantiere che ha snaturato il paesaggio.

Le operazioni si son rivelate da subito molto complicate a causa della morfologia del terreno. L'alternanza di strati di rocce friabili e dure, ha rallentato i lavori e mandato all'aria le stime ottimistiche di soccorrere il piccolo in tempi brevi. Prima frane, poi l'impatto con rocce non perforabili, hanno costretto più volte a cambiare programmi e a scavare nuovi tunnel.

Infine giovedì è iniziato il lavoro degli otto minatori della Brigada de Salvamento Minero, professionisti dell'impossibile, specialisti dei salvataggi estremi.

In condizioni proibitive, in assenza di ossigeno, spazio e visibilità, hanno aperto una galleria di accesso da un pozzo ausiliare, calandosi a due a due in una speciale gabbia alla profondità giusta, per poi scavare a mano in orizzontale l'ultlmo tratto per raggiungere il bambino. Ma ancora ulteriori complicazioni, hanno ritardato di altre ore il momento del recupero di Julen. Persino giunti a pochi centimetri da lui, hanno dovuto provocare l'ultimaa micro esplosione di dinamite per far saltare durissime rocce, la quarta dall'inizio delle operazioni che da ieri si sono concluse stanotte.

I genitori, un destino crudele

Il papà José Rosello e la mamma Victoria Garcia ci hanno sperato fino all'ultimo. Ancora venerdì, un portavoce della famiglia aveva fatto sapere che non avevano abbandonato la speranza. Sono genitori che vengono da un'altra disgrazia: nel 2017, il primogenito Oliver che aveva tre anni, era morto all'improvviso accasciandosi, colpito da un infarto, su una spiaggia di Malaga in cui la famiglia passeggiava.

Proprio ad Oliver, considerato un angelo, mamma Victoria e papà José, si sono affidati in questi lunghissimi 13 giorni volendo credere che potesse fare il miracolo. Il destino si è accanito contro questa famiglia imponendo un altro finale.

I genitori ieri sera erano in una casa di un abitante del paese, tenuti al caldo e assistiti da una trentina di persone tra cui un team di psicologi che si occupa di loro dal primo giorno.

Quando hanno saputo che Julen era stato trovato morto, il papà ha avuto un malore ed è stato portato via in ambulanza.

Spagna, tre giorni di lutto a Malaga

Messaggi di cordoglio ai genitori stanno arrivando da tutto il Paese. Julen era diventato il figlio di tutta la Spagna. Dall'inizio di questa tragedia, mai si è avuto un segno che il piccolo, senza aria, cibo, acqua, fosse sopravvissuto alla caduta. Ma con i genitori, si sono voluti aggrappare alla speranza tutti gli spagnoli e una platea mondiale.

Ci sono state dirette tv, raduni di preghiera, un paese Totalan, ha aperto le case per ospitare i soccorritori. Il miracolo che c'è stato, è di ingegneria umanitaria: gente che ha lavorato gratuitamente per fare scavi che in condizioni normali richiederebbero tre mesi, centinaia di persone mobilitate.

Il comune di Malaga osserverà tre giorni di lutto. Va avanti l'inchiesta giudiziaria affidata alla Guardia Civil. Dovrà accertare perché il bambino sia caduto in quel pozzo.