Non si ferma ne sembra diminuire lo stato di tensione in Sardegna, dove da diversi giorni tiene banco la vertenza sul prezzo del latte, che ancora non ha trovato una soluzione condivisa.

Un altro assalto armato ad un mezzo per il trasporto del latte destinato al caseificio F.lli Pinna di Thiesi è avvenuto oggi tra Nule e Bitti, dove due uomini incappucciati, hanno fermato l'automezzo e dopo aver legato il conducente ad un albero, hanno dato alle fiamme l'autocisterna.

Mentre sul posto l'Arma dei Carabinieri provvede a fare i rilievi, l'attenzione si rivolge verso la vertenza che oggi in Regione, all'indomani della vittoria del centrodestra con Solinas, riprende l'estenuante trattativa dopo l'interruzione improvvisa della scorsa settimana, avvenuta per la mancata partecipazione degli industriali al tavolo delle trattative.

Salvini: 'Questi sono solo dei criminali', Solinas: 'Fenomeni da condannare'

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini su Facebook commenta l'assalto armato: “Questi delinquenti non hanno niente a che fare coi pastori, con la loro fatica, la loro protesta e le loro ragioni.

Anche il neo eletto Governatore della Sardegna l'Onorevole Christian Solinas ai microfoni di Sky Tg24, ha condannato questi atti di violenza: “i pastori non credo siano questi, questi penso siano delinquenti”. Si dichiara inoltre subito disponibile per costruire una risposta di sistema, che dia prospettiva sia sul prezzo del latte ma che non escluda chi trasforma, chi commercializza e l'intera filiera. Ribadendo infine la condanna a "questi atti di violenza e delinquenziali".

La crisi del settore del latte e la protesta

Il nodo della protesta è il prezzo del latte che attualmente viene ancora pagato a 0,60 € al litro iva inclusa, mentre il costo di produzione per ogni litro di latte si attesta ai 70 centesimi, ciò significa che le spese superano abbondantemente le entrate. La protesta che ha coinvolto tutti centri della Sardegna, con lo sversamento sulle strade del latte appena munto, ha costretto il Governo gialloverde ad occuparsi direttamente della crisi, divenuto evidente il peso sociale su cui essa impatta, bisogna infatti non trascurare il fatto che le famiglie legate al settore lavorano nelle stesse aziende agricole, e spesso non hanno altre entrate, determinando la perdita della loro unica fonte di reddito.

I pastori sardi, quindi protestano per la propria sopravvivenza, non chiedono assistenzialismo ma protezione, ribadendo il concetto di voler poter vivere del proprio lavoro.

Gli atti di violenza, se pur isolati, premono ancor di più su un tavolo non privo di tensioni, dove gli industriali hanno nei giorni scorsi ribadito che l'offerta di 72 centesimi al litro (iva inclusa) più un ipotetico saldo a 1 euro a litro previsto per il mese di novembre, non è ulteriormente trattabile. Offerta questa subito rigettata dai pastori, che chiedono 80 centesimi, più l'eventuale saldo. Un tira e molla che sta rendendo la situazione piuttosto difficile da risolvere.