Il presidente del Consiglio comunale di Roma, De Vito, è finito in carcere: "Riceveva favori e soldi dai costruttori Toti, Parnasi e Statuto". Un fulmino a ciel sereno per la già tanto polemizzata giunta a 5 Stelle a guida Raggi, una tegola improvvisa che nessuno si aspettava. Marcello De Vito è finito agli arresti per tangenti legate ad alcune autorizzazioni nel settore immobiliare, legate alla costruzione del nuovo stadio della Roma.
Marcello De Vito finito in manette, accusato di corruzione
De Vito però non è l'unico a finire con le manette ai polsi, insieme a lui c'è l'avvocato Camillo Mezzacapo (incaricato di alcuni incarichi professionali su segnalazione dello stesso De Vito) e anche l'architetto Fortunato Pititto (legato a doppio filo con Gianluca Bardelli e la famiglia Statuto).
Marcello De Vito, oltre a ricoprire un incarico rilevante al Campidoglio, è stato anche il primo candidato sindaco dei 5Stelle nel 2013 quando sfidò Igazio Marino, Alfio Marchini e Gianni Alemanno raccogliendo il 12,4% dei voti. Alle elezioni del 2016, invece, incassò 6500 preferenze diventando così il più votato del Movimento. Il successo raccolto, dunque, portò la Raggi ad affidargli l'incarico alla presidenza dell'Assemblea.
De Vito, da sempre più vicino all'ala grillina più intransigente e che vede tra i suoi referenti Roberta Lombardi alla Regione Lazio, ora è stato accusato proprio di uno dei crimini per i quali i 5Stelle si battono e denunciano da sempre: la corruzione in Politica. Secondo l'accusa il grillino avrebbe intascato favori personali e denaro dal costruttore Luca Parnasi promettendo, in cambio, una buona parola in Consiglio per la costruzione del nuovo impianto sportivo a Tor di Valle.
Tra i delitti di cui viene ritenuto responsabile dalla Procura di Roma c'è anche l'accusa di "traffico di influenze illecite" per quanto riguarda le procedure relative alla costruzione di un albergo dove si trovava la ex stazione dei treni di Roma Trastevere, oltre alla riqualificazione della zone degli ex Mercati generali di via Ostiense.
Le dichiarazioni di Morra
Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, ha dichiarato: "I fatti contestati sono gravissimi, non si può rimanere in silenzio". L'indagine della Procura ha portato alla luce una serie di operazione illecite portate avanti da alcuni imprenditori grazie all'intermediazione di un avvocato e un uomo d'affari che fungevano da anello di congiunzione con Marcello De Vito.
Nel registro degli indagati è finito anche l'amministratore di Lux Holding, l'obiettivo della rete criminosa era quello di ottenere provvedimenti favorevoli alla realizzazione di grandi progetti nel settore immobiliare.