'Tempeste emotive', aspetto fisico che esclude lo stupro, 'delusione' a causa dell'inganno e del tradimento della compagna: c'è chi giura che la giustizia italiana stia tornando al delitto d'onore e che vengano legittimati con motivazioni assurde, efferati femminicidi creando pericolosi precedenti giuridici.

L'ultima in ordine di tempo, tra le sentenze che in questi giorni stanno suscitando clamori e polemiche, è quella emessa dal gip di Genova Silvia Carpanini. La giudice, con rito abbreviato, ha condannato a 16 anni di carcere, anziché ai 30 richiesti dal pm, l'ecuadoriano Javier Gamboa, 50 anni, per l’omicidio della moglie Jenny Reyes, di 46.

All'imputato sono state concesse le attenuanati generiche con la motivazione che agì in preda alla delusione, illuso e disilluso dalla moglie che avrebbe promesso di lasciare l'amante.

Sentenza contestata, il giudice: 'Anche un assassino può fare compassione'

C'è omicidio e omicidio, anche se non è mai giustificato, c'è dolo e dolo. La giudice Carpanini per rispondere a chi ha contestato la sentenza, a cominciare dal ministro dell'Interno Matteo Salvini che ha detto che chi uccide debba marcire in galera, intervistata dal Corriere della Sera e dalla Stampa ha detto che la sua è stata una decisione ben ponderata, presa rimanendo all'interno dei confini del diritto: ha applicato norme previste dal codice penale.

Ha aggiunto che le regole del diritto sono una cosa, le emozioni dell'opinione pubblica, un'altra. Non ritiene ci sia da discutere né da polemizzare: la sentenza può essere impugnata dal pubblico ministero. Inoltre ritiene che le attenuanti generiche possano essere date in caso di omicidio perché anche un assassino può suscitare compassione.

Difende la propria decisione: nel processo sarebbe emerso che la donna avrebbe umiliato il coniuge diverse volte: l'uomo era tornato in Ecuador per la "vita extraconiugale intensa" di lei. Jenny gli avrebbe pagato il biglietto aereo per farlo tornare in Italia, e riprovare a stare insieme. Ma appena tornato, il marito si era reso conto della presenza dell'amante in casa fino al giorno prima: nell'aprile dello scorso anno, al culmine di una lite, ha uccisa sua moglie con una coltellata al petto: non ci sarebbe stata premeditazione.

Infine, Carpanini sostiene di aver erogato il massimo della pena, considerando il rito abbreviato che dà diritto allo sconto di un terzo della pena.

"Se si è sentito così tradito che è tornato a fare?" protesta il fratello di Jenny, che ritiene inammissibile la decisione del gip e una condanna così lieve per un soggetto che, a suo dire, è stato sempre un violento con sua sorella. Come gli altri familiari, ha visto la ferita riaprirsi con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza. Chiede: "Cosa si deve fare per avere una pena esemplare in Italia? Perché sembra che uccidere una persona sia una cosa da nulla".

Femminicidio e stupro, sentenze nell'occhio del ciclone

In pochi giorni, ci sono state tre sentenze che hanno scosso l'opinione pubblica come il mondo politico.

In nome di una "soverchiante tempesta emotiva e passionale", la Corte d'Appello di Bologna ha quasi dimezzato la pena a Michele Castaldo. L'uomo è stato condannato da 30 a 16 anni per l'omicidio di Olga Matei, una donna con cui aveva intrapreso una relazione da appena un mese. Castaldo ha usufruito di un tale sconto di pena perché gli sono state riconosciute le attenuanti generiche per il suo stato emotivo.

Giuseppe Maria Gallo, avvocato dei familiari di Jenny obietta che tutti i delitti passionali hanno una componente emotiva: "Con queste motivazioni, si apre una sorta di terra di nessuno giuridica", dice il legale che chiede di rivedere la legge e precludere il rito abbreviato agli omicidi.

Ha fatto discutere e temere un pericoloso ritorno al passato, infine, la decisione del tribunale di Ancona che ha assolto due giovani dall'accusa di stupro perché la vittima ha una personalità poco femminile e piuttosto mascolina.

La Cassazione ha annullato la sentenza e disposto un nuovo processo. Sulle sentenze di Genova e Bologna è intervenuto il premier Giuseppe Conte che ha detto che nessun sentimento può giustificare o attenuare la gravità di un femminicidio.