Un’immagine lontanissima da quella sfrontata degli anni degli esordi e da quella perpetrata dal film “The Social Network”: Mark Zuckerberg, fondatore, principale azionista e nume tutelare di Facebook, fa un considerevole passo indietro rispetto alle sue posizioni giovanili – molto radicali – e chiede ai governi mondiali di giocare un ruolo attivo nel controllo dei contenuti online.

Zuckerberg invoca attenzione su privacy, democrazia, integrità e aggressività

La posizione del leader di Facebook, che con ogni probabilità verrà ribadita tra alcune settimane nel corso di un seminario che il social network vuole organizzare con relatori e contenuti provenienti da ogni parte del mondo, ha rilasciato una lunga intervista al Washington Post nel quale dice che il controllo dei contenuti on line non può più prescindere da leggi ben precise: Le aree più delicate sono quattro – dice Zuckerberg, il terzo uomo più ricco del mondo, forse il più potente dal punto di vista editoriale – contenuti pericolosi, integrità dei processi elettorali, privacy e la mobilità dei dati.

I legislatori spesso mi dicono che noi abbiamo troppo potere e francamente non posso che essere d’accordo, in fondo abbiamo creato un’entità esterna e transnazionale attraverso la quale la gente può far conoscere la propria posizione e opinione e non sempre questa è condivisibile, a volte può essere addirittura inaccettabile o contro le leggi. Ma tutti su Facebook hanno diritto di parola e di replica. Quello che occorre, semmai, sono leggi più chiare circa i contenuti che vengono postati non solo su Facebook ma on line. Stiamo parlando di quasi due miliardi di siti e blog".

La ricetta di Mr Facebook: più controlli e leggi internazionali

In sintesi quello che Mark Zuckerberg chiede alle autorità è un regolamento comune che possa essere applicato agli editori on line e alle terze parti coinvolte; un report trimestrale da parte di tutti gli editori on line che riporti tendenze editoriali, rischi e prospettive finanziarie; leggi più severe sulla sorveglianza politica legata alle elezioni e su chi pubblica contenuti osceni o dannosi; uno standard industriale più alto per consentire la protezione dei dati personali e la loro portabilità.

Che Facebook abbia perso qualche quota di mercato negli ultimi due anni è noto ma soprattutto a preoccupare il suo proprietario è che la deriva in qualche modo incontrollata presa dal network possa pregiudicare la sua posizione e la sua autorevolezza. Facebook è stato più volte accusato negli ultimi anni di aver perso, o ceduto, informazioni sui propri iscritti e ha pagato sanzioni consistenti.

Il caso dell’uomo che in Nuova Zelanda ha attaccato una moschea uccidendo 50 persone e che era attivissimo con il suo proselitismo su Facebook ha lasciato il segno: il video dell’attacco trasmesso in livestreaming su Facebook ha ottenuto quasi due milioni di visualizzazioni. Non meno rovinoso per Facebook il recente scandalo sui test e i sondaggi di Cambridge Analytica che avrebbe utilizzato i dati sensibili del network di oltre 50 milioni di persone interfacciandoli con un algoritmo per ottenere dei profili elettorali omogenei.

Zuckerberg si prende parte delle proprie responsabilità: Noi sicuramente abbiamo un ruolo in tutto questo e siamo pronti a fare di tutto per alzare il livello di attenzione e di qualità di quanto si vede e si legge on line ma non siamo noi a fare le leggi che in molti Paesi sono ferme non solo a prima che esistessero i social network, ma anche l’informazione on line”.

Il mistero dei post di Zuckerberg scomparsi

Intanto si sta cercando di capire che cosa sia successo a diverse decine di post regolarmente pubblicati da Mark Zuckerberg – che ha quasi 120 milioni di follower – che risultano sorprendentemente scomparsi. Da alcuni giorni, secondo Business Insider la scelta sarebbe stata volontaria da parte della compagnia e servirebbe a evitare confronti tra quello che il fondatore di Facebook dice oggi e quello che sosteneva in modo decisamente molto più libertario e radicale.

Come noto in passato Zuckerberg aveva annunciato le acquisizioni di Whatsapp e di Instagram garantendo la loro autonomia: ma gli ultimi progetti parlano invece di una sempre maggiore interazione, anche economica e commerciale, tra le tre piattaforme.