Non ha usato giri di parole don Antonio Loffredo, parroco della chiesa di Santa Maria al Rione Sanità di Napoli dove ieri si sono celebrati i funerali di Fortuna Bellisario. La 36enne mamma di tre bambini, è stata uccisa di botte giovedì scorso, alla vigilia della festa delle donne, dal marito, reo confesso, nella loro casa a Miano, quartiere di Napoli.

Don Antonio durante l'omelia funebre ha detto che "chi picchia una donna è uno str..". Il parroco ha usato parole durissime che hanno avuto grande risalto mediatico per lanciare un messaggio forte in un contesto molto popolare.

Intendeva far capire come considera e come debbano essere considerati gli uomini violenti, ben sapendo che nelle realtà più disagiate le donne, proprio come insegna la storia di Fortuna, subiscono abusi e soprusi quotidiani all'interno delle mura domestica senza mai denunciarli.

Ultimo saluto a Fortuna Bellisario, l'omelia del parroco

Per l'ultimo saluto a Fortuna Bellisario, la chiesa al Rione Sanità era gremita soprattutto di donne. In prima fila, la madre e la sorella gemella di Fortuna e un'altra donna, la sorella dell'assasino. Nella sua omelia, don Antonio ha detto che a lui è stato insegnato che le donne non si toccano neanche con un fiore e non si picchiano. "Possiamo quindi dire che un uomo che dà uno schiaffo a una donna è uno str..", perché a un primo schiaffo ne seguiranno altri.

L'amore non è questo, ha detto il prete, raccontando il caso esemplare di un uomo anziano che giorni fa è caduto in strada, ma non ha voluto andare in ospedale a farsi curare per tornare a casa ad accudire la moglie malata.

"L'amore non lascia i lividi, l'amore non rompe le costole, l'amore non uccide", ha detto don Antonio.

E poi si è rivolto alle donne, spesso troppo disposte a nascondere le realtà cruente che vivono in casa per difendere i figli, "anche se quello che succede è ancora più brutto di quello che si è immaginato": proprio come è accaduto a Fortuna.

All'uscita dalla chiesa, la bara è stata salutata, al grido di 'Giustizia' dagli applausi tra palloncini rossi, simbolo della violenza contro le donne, liberati in cielo.

Il feretro è stato avvolto da uno striscione: "Sei volata come un angelo nel cielo, veglia sempre sui tuoi meravigliosi figli. Buon viaggio Fortuna". Intervistato da Leggo, il parroco ha raccontato che la frase con tanto di insulto gli è venuta spontanea, non pensava avesse una diffusione mediatica. Il suo intento era parlare in modo diretto e chiaro ai ragazzi presenti in chiesa per fargli capire che la violenza contro le donne non è ammissibile.

Dall'altare, rivolgendosi poi alle donne, le ha invitate a denunciare soprusi e violenze, pure nel segreto del confessionale. Il funerale di Fortuna è stato reso possibile da una colletta fatta dalla gente del rione Sanità, di cui era originaria, per le condizioni d'indigenza della famiglia.

I tre sacerdoti che l'hanno officiato indossavano paramenti rossi a simboleggiare il martirio, come quello subito da Fortuna.

Fortuna: una storia di violenze domestiche continue

Nei confronti di Vincenzo Lopresto, marito 41enne di Fortuna, reo confesso dell'omicidio, potrebbero configurarsi le aggravanti di sevizie e segregazione. Il sette marzo scorso, infatti, al culmine di una lite coniugale avvenuta mentre i tre figli non erano in casa ma si trovavano con la nonna paterna, l'uomo ha infierito sulla donna con calci e pugni. Infine l'ha colpita ripetutamente con una stampella che Fortuna usava per camminare.

Ma non era certo il primo episodio di violenza: sul corpo della 36enne, dal primo esame esterno, eseguito dal medico legale, sono state riscontrati lividi, contusioni e ferite che raccontano di violenze antiche e ripetute, mai denunciate.

La lite è degenerata perché Lopresto, a causa di una gelosia ossessiva, sospettava che la moglie avesse una relazione extraconiugale. Anche dopo aver confessato il suo crimine, il marito omicida ha compiuto l'ultimo 'affronto' e atto di potere: non ha concesso l'autorizzazione per la cremazione.