Quella che potrebbe essere stata scoperchiata dalla Squadra Mobile di Napoli, coordinata dalla Procura di Nola, potrebbe essere una storia destinata a far discutere. La vicenda avrebbe come protagonista un uomo di circa 72 anni che, secondo le prime ricostruzioni dei fatti, avrebbe abusato per diversi anni di un minore di nazionalità africana.
Qualora fosse confermata, si tratterebbe indubbiamente di una vicenda grave, ma ad accrescere la rilevanza e la negatività dell'accaduto ci sarebbero le caratteristiche e il ruolo dell'arrestato, che sarebbe il fondatore di una Onlus.
Segnalazione partita da un collaboratore della Ong
La vicenda si sarebbe consumata tra l'Italia e il Togo. Il presunto responsabile, infatti, sarebbe il fondatore e presidente di una Onlus che punta ad accogliere persone in difficoltà in Africa attraverso l'ausilio di una struttura adibita a casa famiglia. La Ong in questione avrebbe una delle sue sedi a Pollena Trocchia, in provincia di Napoli. Un lavoro certamente encomiabile da parte di quest'associazione che si occuperebbe anche della gestione di un ospedale nel Paese dell'Africa occidentale.
Tra le persone che da tempo si prodigavano affinché andasse avanti l'impegno umanitario, pare vi fosse anche il settantenne arrestato in queste ore.
L'uomo, infatti, pare si occupasse di organizzare al meglio il trasporto del materiale sanitario e di qualunque altro tipo di merci utili alla popolazione locale. La destinazione era Togoville, lungo le coste dell'Oceano Atlantico dove, stando alle indagini degli inquirenti, sarebbe accaduto ciò che non doveva succedere.
Un volontario dell'Ong avrebbe notato che all'interno della struttura si stavano verificando delle cose alquanto strane che avrebbero visto coinvolto proprio il presidente dell'organizzazione.
Il collaboratore, a questo punto, ha contattato la polizia italiana che, dopo una serie di indagini, ha scoperto che il 72enne avrebbe abusato di uno degli ospiti della casa famiglia, un giovane togolese.
Massimo riserbo sul nome
Prima di lanciarsi in facili giustizialismi, è bene ricorrere al condizionale per una vicenda che va ancora chiarita e provata fino in fondo.
Tuttavia, stando a quanto riportato da alcuni quotidiani come "Il Mattino", l'uomo avrebbe minacciato la vittima della presunta violenza che, in caso di mancata concessione del suo corpo, l'avrebbe allontanato dalla casa famiglia. Un'ipotesi che per il ragazzo avrebbe significato dire addio alla possibilità di avere un letto su cui dormire e un luogo in cui mangiare regolarmente.
Al momento si è scelto, giustamente, di mantenere il massimo riserbo sul nome dell'accusato, ma non si può non notare come sui social network sia già partito un vero e proprio tam-tam mediatico per capire qualcosa in più sulle indagini e sulla vicenda che ha portato il fondatore della Ong agli arresti domiciliari. E non bisogna dimenticare che, in un periodo in cui Matteo Salvini continua ad acquisire consensi da una parte dell'opinione pubblica manifestando anche un certo scetticismo verso Ong che operano nel campo dell'immigrazione o in Africa, quanto accaduto in queste ultime ore sembra destinato a suscitare ulteriori polemiche.