Anche se non è proprio una novità affermarlo, la Libia è nel caos più totale. Inutili gli appelli dell'Onu ad una soluzione diplomatica, così come è risultato vano il tentativo di organizzare un incontro a Ginevra tra i due leader.

Il generale Khalifa Haftar ha comunicato di aver già perso 14 uomini, mentre il premier al-Sarraj, inizialmente disponibile al dialogo, ora parla di "tradimento" da parte del suo avversario.

Guerra alle porte di Tripoli

La Libia, da tempo contesa da due forze autoritarie, oggi è teatro di guerra: da un lato il governo di Fayez al-Sarraj, nato dall'accordo con l'ONU nel 2015, patrocinato a Tripoli, e dall'altro il generale Khalifa Haftar, il cui quartier generale si trova ad est, sotto il controllo dell'Esercito Nazionale.

Gli scontri armati ormai si sarebbero spostati a pochi chilometri dalla capitale. Al contempo, le operazioni belliche avrebbero interessato anche i cieli, con tanto di raid aerei e incursioni in località strategiche. Tra queste ci sono indubbiamente l'aeroporto non operativo dal 2014, situato a 25 chilometri in linea d'aria da Tripoli, e città come Tarhouna e el-Azizia.

Nel frattempo il governo guidato da al-Sarraj ha annunciato di aver arrestato circa 70 uomini legati alle forze del generale Haftar. Costoro sarebbero stati catturati nel distretto di Sawani e anche nella zona in cui sorge l'aeroporto. L'aggiornamento è stato pubblicato su Twitter da "The Libya Observer". Nei pressi di Tripoli si continua a combattere, mentre in città si respira un clima di guerra, con scuole chiuse e persone sigillate in casa con tanto di provviste.

Il traffico si è ridotto sensibilmente.

Dibattito nazionale

Il dibattito tra i due leader che si stanno contendendo il controllo della Libia non è migliorato per nulla. In un primo momento, il portavoce di Haftar aveva fatto sapere che la zona aeroportuale era stata messa in sicurezza. Dopo qualche ora, però, un uomo vicino ad al-Sarraj ha dichiarato che le truppe del governo in carica hanno recuperato il controllo dell'aeroporto.

Ormai il premier, dopo gli appelli diplomatici rimasti inascoltati da parte dell'uomo forte della Cirenaica, sembra piuttosto deciso a proseguire con il ricorso alle armi. Intervenuto in televisione, ha affermato: "Abbiamo steso le nostre mani verso la pace, ma dopo l'aggressione da parte delle forze di Haftar e la sua dichiarazione di guerra contro le nostre città e la nostra capitale non troverà nient'altro che forza e fermezza".

Dal canto suo, il generale ha smentito di aver perduto l'area aeroportuale, ammettendo però di aver perso 14 uomini. A causare problemi all'avanzata del Libyan National Army ci sarebbero anche i miliziani di Misurata, ovvero la città denominata anche "La Sparta di Libia" per la sua potenza militare.

Dibattito internazionale

Le Nazioni Unite sperano ancora in una risoluzione diplomatica, magari da trovare al Congresso sulla Libia che si dovrebbe tenere dal 14 al 16 aprile a Ghadames. Inoltre al-Sarraj ha protestato ufficialmente nei confronti dell'ambasciatrice francese in Libia, Béatrice du Hellen, sostenendo che il governo transalpino stia dando il proprio sostegno al generale Haftar. Il premier libico ha chiesto che il messaggio venga riferito direttamente al presidente francese Emmanuel Macron.

Il Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, ha avuto un colloquio telefonico con Antonio Guterres, segretario generale dell'ONU, durante il quale ha ribadito "il forte sostegno italiano al processo di transizione Politica guidato dalle Nazioni Unite". Dal dipartimento di Stato USA, inoltre, è stato posto l'accento sulla "priorità" di una relazione strategica tra Stati Uniti e Italia volta a "promuovere la stabilità" in Libia.

Della stessa idea sarebbe anche la Russia, anche se da Mosca è stata espressa una certa disapprovazione verso i raid aerei di al-Sarraj che hanno colpito violentemente le postazioni di Haftar, la maggior parte delle quali sarebbero a sud di Tripoli.