La vita d'inferno per una 43enne brianzola è cominciata nel giugno del 2017: la perdita del figlio che aspettava – a causa di un aborto spontaneo – ha segnato profondamente la relazione della donna con il marito, un egiziano di 27 anni. Proprio nel momento più difficile da superare, l’uomo non ha mostrato nessuna comprensione colpevolizzandola. Quindi ha iniziato a mettere in pratica una lunga serie di vessazioni che hanno portato nelle scorse ore il Gip del Tribunale di Monza ad emettere nei suoi confronti una misura cautelare di allontanamento dalla coniuge e dall’abitazione in cui la coppia viveva a Bernareggio, in provincia di Monza.
Minacce anche ai parenti della 43enne
È davvero impressionante il racconto dei maltrattamenti fisici e psichici che la 43enne è stata costretta a subire dal marito, incensurato e nullafacente, in questi due anni. La donna è stata ripetutamente picchiata, minacciata ed obbligata ad uscire di casa esclusivamente per recarsi al lavoro. Inoltre il 27enne controllava tutti i movimenti della moglie impedendole di utilizzare un telefonino o il computer. A malapena le era concesso di poter accendere la televisione. “È colpa tua, sei inutile” - le ripeteva di continuo riferendosi alla tragedia della perdita del piccolo che portava in grembo. Quando poi, stanca delle continue offese ed ingiurie che subiva, l’italiana ha provato a chiedere aiuto ai parenti.
A questo punto l'uomo ha iniziato a minacciare di morte anche i congiunti della vittima.
Una lunga scia di violenze domestiche
In casa l’uomo era molto violento. Spesso aggrediva la moglie con calci, schiaffi e spinte. Più volte aveva minacciato di tagliarle la gola. La 43enne non poteva nemmeno più vedere i familiari e, quando si presentavano a casa, venivano prontamente cacciati via dal marito che le ripeteva di essere pronto anche a finire in galera.
La donna viveva in uno stato di terrore e, appena cercava di ribellarsi, veniva costretta a subire angherie e vessazioni di ogni genere. Quando lo scorso febbraio aveva scoperto che il 27enne faceva la corte ad un’altra donna in chat, l’egiziano aveva reagito ancora una volta aggredendola, insultandola e riempiendola di calci, schiaffi e pugni.
Non era andata meglio quando, qualche giorno dopo, gli aveva chiesto di firmare i documenti per il divorzio. Nella circostanza l'uomo le aveva lanciato contro una mensola, colpendola al braccio e le aveva puntato un coltello alla gola. Dopo l’ennesima aggressione, in cui stava per essere soffocata, la 43enne ha trovato la forza di reagire e, dopo essere fuggita da casa, ha chiesto aiuto ai carabinieri. Finalmente la denuncia della donna, supportata dai parenti, ha permesso di porre fine a questa lunga scia di soprusi.