La causa di beatificazione di Aldo Moro è un affare che scotta. Dopo che la figlia Maria Fida ha scritto una lettera a Papa Francesco chiedendo che venga fermato il processo, il Vaticano ha reso noto che padre Gianni Festa, il postulatore della causa, ha deciso di lasciare l'incarico. Il religioso, che ha giustificato la scelta adducendo a "motivi personali" - ha ricevuto minacce anonime di morte.

Il postulatore della causa ha lasciato l'incarico

La figura di Aldo Moro è una delle figure politiche più "ingombranti" della storia italiana e non è sicuramente priva di detrattori.

Padre Gianni Festa, il postulatore della causa di beatificazione (una sorta di avvocato che, attraverso l'analisi di documenti e testimonianze, porta avanti il lungo iter) ne era ben consapevole. Ma qualcosa, forse, negli ultime mesi gli ha fatto cambiare idea. Il religioso, infatti, ha deciso di abbandonare l'incarico.

Padre Gianni Festa non ha rilasciato, al riguardo, dichiarazioni ufficiali e si è limitato a fare riferimento a "motivi personali", ma secondo quanto trapelato negli ultimi giorni sembra che dietro l'improvvisa decisione vi siano delle lettere anonime contenenti chiari ed inquietanti minacce di morte. I messaggi ovviamente sono avvolti nella solita riservatezza fittissima che caratterizza la Santa Sede.

Difficile quindi sapere se sono stati inviati da un semplice mitomane o se invece sono un vero e proprio avvertimento, lanciato da qualcuno dai trascorsi brigatisti.

Ora, però che il postulatore generale dei domenicani ha deciso di fare un passo indietro, la causa di beatificazione di Aldo Moro (ancora in fase diocesana, dunque ancora agli inizi) ha subito una pesante battuta d'arresto.

Una battuta d'arresto che, forse, non dispiacerà alla figlia primogenita dello statista pugliese, Maria Fida, La donna, nei giorni scorsi ha chiesto, in una lettera, a Papa Francesco di interrompere il processo di beatificazione e il "business della morte" iniziato il 9 maggio 1978. Il processo, secondo la donna, va contro la verità e la dignità della persona ed è stato trasformato in una guerra tra bande.

La causa di beatificazione

Domani, giovedì 9 maggio, saranno trascorsi 41 anni dal ritrovamento, in via Caetani a Roma, del corpo di Aldo Moro in una Renault 4 rossa. Il fondatore della Democrazia Cristiana fu ucciso dalle Brigate Rosse, dopo essere stato sequestrato e tenuto prigioniero per 55 giorni. La sua morte, ancora avvolta per certi versi nel mistero, è considerata una delle pagine più nere ed inquietanti della storia della Repubblica italiana.

A 30 anni dal suo rapimento, la domenica delle palme del 2008, il vescovo di Caserta Raffaele Nogaro chiese, durante l'omelia pasquale l'avvio di un processo di beatificazione per Aldo Moro (in quanto "uomo di infinita misericordia capace di perdonare tutti).

Dopo che il cardinal Agostino Vallini ha dichiarato Moro «servo di Dio», nel 2012, il tribunale diocesano di Roma ha dato il via libera all'inchiesta sulla beatificazione dello statista appartenente, da laico, all’Ordine dei frati predicatori (domenicani) e la causa era stata affidata a Padre Gianni Festa. Il religioso, all'indomani del conferimento aveva dichiarato "Moro sarebbe potuto diventare il santo della Politica".