Il noto clan Casamonica che affonda le sue radici tra Abruzzo, Lazio e Molise è ufficialmente riconosciuto come 'mafia' anche dall'autorità giudiziaria. A stabilirlo è la III sezione penale della Corte di Cassazione in una sentenza depositata oggi, rendendo così inammissibili i ricorsi ai 18 indagati contro l'ordinanza del Riesame di Roma che aveva confermato le misure cautelari in carcere verso alcuni esponenti delle famiglie Casamonica e Spada.
Fondamentale la rottura del muro dell'omertà da parte dei pentiti
Per questa fatidica decisione, la Suprema Corte ha fatto leva sul lavoro svolto dai collaboratori di giustizia che hanno aiutato a ricostruire la struttura dell'organizzazione come una piramide, con diversificazione di ruoli e mansioni svolte dagli esponenti del clan.
Tra i compiti più frequenti si individuano: riscossione di denaro, utilizzo di mezzi intimidatori, uso della violenza e ingresso nella base logistica del clan.
L'altro grande passo che ha permesso lo svolgersi di indagini complete e dettagliate è stato quello di decidere di tenere sotto controllo i telefoni dei sospettati, infatti le intercettazioni telefoniche hanno chiaramente riscontrato che gli indagati erano parte di un nucleo associativo familiare fortemente radicato nel territorio romano. Il clan possedeva una base logistica con all'interno armi, stupefacenti e persino una cassa comune, questo poteva considerarsi il fulcro dell'organizzazione da dove partivano tutte le loro operazioni.
Il Tweet della sindaca Virginia Raggi
Una reazione forte quella della sindaca della capitale Virginia Raggi che commenta così l'accaduto tramite un Tweet: "#NonAbbassiamoLoSguardo #FuoriLaMafiaDaRoma" sintomo di grande sollievo per il riconoscimento del titolo mafioso all'organizzazione presente nel suolo romano da ormai troppo tempo.
Aveva fatto discutere in passato la capacità del clan di insediarsi rapidamente all'interno della malavita capitolina e la brutalità degli atti commessi da parte degli esponenti attivi, per non dimenticare la maxi-confisca ai danni dello stesso gruppo risalente solo a gennaio, dove sono stati confiscati beni all'organizzazione per un valore di circa 2,4 milioni di euro.
Finalmente è arrivata una reazione, una reazione decisa, volta a punire non solo i reati, ma anche l'accumulo dei beni ottenuti illegalmente. Nelle aule dei tribunali gli appartenenti al clan Casamonica verranno giudicati con l'aggravante mafiosa, così non rimarrà solo ai cittadini o alle vittime il presagio di una realtà impossibile da sconfiggere, tanto forte quanto invisibile. Da oggi finalmente non sarà più così, la Cassazione ha depositato una sentenza.