"Sei un grande": tra cori e applausi, in tanti oggi hanno voluto dare l'ultimo saluto a Lorenzo Sciacquatori, l'uomo di 41 anni ucciso dalla figlia Deborah di 19 anni durante l'ultima violentissima lite familiare avvenuta domenica scorsa. Era gremita la chiesa di Santa Maria Verrgine del Carmelo di Monterotondo in cui si sono solti i funerali dell'ex pugile. Ma era vistosa l'assenza delle due donne protagoniste, loro malgrado, di una storia terribile, tormentata e con tale esito tragico: la figlia e sua madre Antonia.

Funerali dell'ex pugile, gli amici lo difendono

All'ingresso come all'uscita della chiesa, il feretro di Lorenzo Sciacquatori è stato salutato da un lungo applauso. Amici e parenti in lacrime, ma anche conoscenti e compaesani, si sono ritrovati nella parrocchia di Santa Maria Vergine del Carmelo alle 14 e 30 di oggi per dirgli addio. Seduti in prima fila, con le sorelle della vittima, il fratello della vedova e i suoceri, c'era l'anziana madre, cieca e in sedia a rotelle dopo un ictus, che viveva in una delle palazzine di edilizia popolare di via Aldo Moro, a Monterotondo Scalo, con il figlio, la nuora e la nipote Deborah che, anche per proteggere la nonna, ha ingaggiato un confronto con il padre finito in tragedia.

La figlia l'ha fermato per sempre con un pugno e con un coltello che faceva parte della collezione del nonno paterno defunto: Deborah lo teneva in stanza sempre, preoccupata che il padre potesse aggredire lei e le altre donne di casa in qualsiasi momento. Ma né lei né sua madre c'erano oggi: hanno preferito non partecipare alle esequie, probabilmente perché scisse tra il dolore della perdita e il trauma di 20 anni di violenze domestiche, e per evitare l'esposizione mediatica come tensioni e possibili problemi di ordine pubblico tra i presenti.

Qualche momento difficile c'è stato durante la cerimonia funebre quando un amico della vittima ha allontanato una troupe televisiva e sono intervenute le forze dell'ordine a ristabilire la calma. Nel corso dell'omelia, il parroco, padre Joseph, ha detto che è misericordioso chi abbia il coraggio di perdonare davvero, mentre dalle panche della chiesa qualcuno dei presenti ha urlato "Lorenzo sei un grande".

"Non era un mostro, ha sbagliato solo perché esagerava con l'alcol", ha detto in sua difesa un conoscente, secondo il quale sarebbe stata la stampa a montare tutto. E un amico ha detto che andava aiutato: chi nel paese ora lo giudica con durezza, avrebbe potuto offrirgli un lavoro perché Lorenzo aveva avuto un tracollo dopo la morte del padre e la sua carriera pugilistica era naufragata, e poi dopo l'ictus della mamma. Secondo l'amico, voleva bene alla figlia e alla moglie, non avrebbe voluto far loro nulla di male, così come Deborah non avrebbe mai voluto ucciderlo. Sarebbe stato vittima anche lui di scelte sbagliate e cattive frequentazioni.

Deborah è tornata libera, il monito del procuratore

Deborah, studentessa modello e ragazza conosciuta e stimata da tutta la comunità, dopo essere stata posta agli arresti domiciliari subito dopo il tragico evento, è stata rimessa in libertà. La procura di Tivoli ritiene che abbia ucciso il padre per difendersi e difendere la sua famiglia da un pericolo reale dopo una notte di terrore e lunghi anni di continue violenze da parte del padre. E' stata quindi indagata non più per omicidio volontario, ma per eccesso colposo di legittima difesa in vista dell'archiviazione del caso.

Suo padre era già stato arrestato nel 2014 per maltrattamenti in famiglia e aveva scontato sei mesi di carcere. Poi era stato riaccolto in casa nella speranza che si fosse ravveduto e disintossicato da alcol e droga.

Invece così non è stato: seguito anche dal Sert e dal Dsm, l'uomo era refrattario alle cure. Anche i tentativi da parte del Comune di Monterotondo di reinserirlo nel mondo del lavoro, non sono andati a buon fine.

Il procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto, ha sottolineato che quel che è accaduto "non è colpa di Deborah, né della madre. E anche il padre è una vittima. C'è un contesto di omertà che colpisce il contesto familiare e i vicini e c'è una lontananza dalle istituzioni". Dal 2014, infatti la Procura non ha ricevuto più alcuna segnalazione sul caso perché nessuno l'ha fatta "anche se tutti sapevano che era un alcolizzato, era tossicodipendente, era pericoloso, aggrediva verbalmente e fisicamente tutte le componenti della famiglia".

Il procuratore spera che le sue parole possano evitare un'altra morte. La mamma di Deborah non aveva più denunciato il marito temendo di perdere la figlia e il giudizio degli altri. Eppure questa tragedia, secondo il procuratore, si sarebbe potuta evitare.