"Ci siamo trovati di fronte a qualcosa di disumano. Siamo tutti profondamente sconvolti": a dirlo ieri con un filo di voce ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa, è stato il procuratore capo di Novara, Marilinda Mineccia, costretta con i colleghi, il capo della squadra mobile Valeria Dulbecco e il questore Rosanna Lavezzaro, a confrontarsi con l'orrore. Altro che caduta dal lettino mentre erano in corso i preparativi della pappa, come aveva sostenuto Gaia Russo, giovane madre 22enne del piccolissimo Leonardo, morto giovedì in ospedale.

Lei è stata fermata con il compagno e convivente, il 23enne Nicolas Musi, per omicidio volontario pluriaggravato.

Le sconvolgenti foto viste dal procuratore e dal pm Ciro Vittorio Caramore, e i risultati dell'autopsia sul corpicino martoriato, raccontano ben altro: a venti mesi, Leonardo è stato massacrato di botte in casa. Aveva segni di violenza ovunque: lividi, escoriazioni, tre fratture, una al bacino e due alle mandibole, un orecchio gonfio, il volto tumefatto. Ma ciò che l'ha ucciso è stato un colpo al fegato che ha provocato uno choc emorragico traumatico da compressione.

I fatti, la richiesta di soccorsi

"Mio figlio non respira più, aiutatemi": lo scorso giovedì, a metà mattinata, Gaia Russo ha chiamato il 118.

E il compagno durante quella chiamata, le ha preso il telefono e ha detto: "Se non fate in fretta vi ammazzo tutti". L'ambulanza è arrivata alla svelta in via Trieste nel quartiere Sant'Agabio alla periferia di Novara dove Gaia, al quinto mese di gravidanza, conviveva con Nicolas Musi e il piccolo Leonardo nato da una precedente relazione.

Gli operatori sanitari hanno fatto di tutto per rianimarlo, ma il piccolo è morto all'arrivo nel reparto di terapia intensiva pediatrica dell'Ospedale Maggiore di Novara.

Proprio in ospedale, Musi ha rotto una vetrata a pugni e ha ribadito il concetto: "Dovete salvarlo, o vi ammazzo". La sua condotta ha ben evidenziato non uno stato di angoscia, ma l'indole violenta di un ragazzo che ha precedenti per furto, volenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, truffa, droga e percosse.

La versione data dalla mamma che il bambino fosse caduto dal lettino, era stata da subito ritenuta dagli inquirenti poco credibile e sia lei che il compagno, dal quale aspetta il secondo figlio, erano stati iscritti sul registro degli indagati. Poi l'autopsia ha svelato ciò che già a un primo esame era, purtroppo, palesemente evidente: sul corpo dell'innocente c'erano segni di violenza disumana. Il bambino è stato ucciso.

Il fermo, nessuna emozione

Ed è stato allora che il procuratore Mineccia ha disposto il fermo: sono stati gli agenti della squadra mobile ad eseguirlo la scorsa notte: portati in Questura per essere interrogati, Gaia e Nicolas si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Ha sconcertato gli inquirenti la freddezza di entrambi che, impassibili, non hanno avuto un solo momento di commozione. Non una lacrima ha versato la giovane mamma che, senza manifestare turbamento, si è lasciata portare in una comunità protetta di Vercelli agli arresti domiciliari: essendo incinta non può andare in carcere.

"Ho la coscienza pulita", è tutto ciò che ha saputo dire Musi mentre si svolgeva l'autopsia, per poi essere portato al carcere di Novara. Di certo è emerso che giovedì aveva assunto cocaina e cannabinoidi, però non ci sono prove che fosse drogato quando Lorenzo è stato picchiato. Lei, invece, è risultata 'pulita'. Domani ci sarà l'udienza di convalida del fermo: le indagini proseguono per accertare chi abbia materialmente ucciso il bambino e definire le responsabilià dei due.

I funerali di Leonardo si terranno martedì alle 15, giorno di lutto cittadino, in Duomo. C'erano già stati maltrattamenti in quella casa: lo scorso aprile, il bimbo aveva subito un precedente ricovero in ospedale: Gaia e Nicolas avevano detto che era stato morso da un cane.

Punti di vista, la nonna materna e il padre biologico

"Signore se esisti resuscitalo, scrive sui social Tiziana Saliva, nonna materna di Leonardo. E poi "Sei e sarai per sempre un angelo puro e delicato. Nessuno merita il tuo perdono, siamo tutti indegni e dannati". Ma Davide Saliva, zio della mamma fermata, dice che la nipote è una brava ragazza e che di recente avrebbe anche chiesto aiuto, ma solo lei e Nicolas sanno cosa è accaduto realmente e per questo devono parlare.

Diverso il pezzetto di storia spiegato da Mouez Ajouli, padre biologico di Leonardo. Il bambino non porta il suo cognome e non gli è stato dato in affidamento per via di suoi problemi con la legge. Per la stessa ragione, gli erano già stati sottratti altri figli avuti in precedenza. Lo vedeva però ogni tanto: l'ultima volta, due settimane fa. Ora dice di soffrire moltissimo perché amava il figlio, e si chiede chi sia il vero cattivo in questa storia atroce.