Forse si poteva fare qualcosa, si poteva intervenire per evitare l’assurda morte di un bimbo di nemmeno due anni. Infatti gli uomini della Squadra mobile di Novara, durante le indagini sulla tragica scomparsa di Leonardo, hanno trovato traccia di un suo precedente ricovero in ospedale, lo scorso aprile, in seguito a quello che la madre e il suo compagno, avevano giustificato come “il morso di un cane”. Il timore degli inquirenti è che in realtà il piccolo avesse già subito le violenze di Nicolas Musi, 23 anni, ma che all’epoca nessuno se ne fosse accorto.

Nelle ultime ore il giovane, originario di Biella, è stato arrestato insieme alla mamma di Leonardo, Gaia Russo, di 22 anni, con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. Infatti l’esito dell’autopsia ha tolto ogni dubbio sul fatto che il bambino non sia stato vittima di una caduta dal letto, come i due avevano dichiarato ai soccorritori. Erano troppo evidenti i segni di un’aggressione su quel povero corpicino: il volto tumefatto, le fratture alle mandibole ed al bacino, i numerosi ematomi e soprattutto quel colpo subito all’addome, con la conseguente emorragia al fegato, che ne ha causato il decesso.

Il silenzio della madre di Leonardo

Come ha rivelato al Corriere della Sera il pm Ciro Vittorio Caramore, è davvero complicato accettare che possa accadere qualcosa di simile: non ha nascosto il dolore provato nel vedere le immagini davvero traumatiche di un piccolo di nemmeno 20 mesi di vita.

Per tutti è difficile da capire quella madre, incapace di proteggere il figlio dall’uomo con cui conviveva da qualche mese, dopo che il padre naturale di Leonardo non lo aveva voluto riconoscere. Secondo le indiscrezioni, al momento dell’arresto la donna non avrebbe detto nulla: sarebbe rimasta in silenzio fino all’arrivo nella comunità che la ospiterà ai domiciliari, visto che è al quinto mese di gravidanza.

Non una lacrima, né un’accusa a chi, con ogni probabilità, ha ucciso il suo bambino.

Un giovane dall’indole violenta

Gli inquirenti sono convinti che ci sia Nicolas Musi, dietro alle percosse subite dal povero Leonardo. Già al momento della telefonata in cui la madre chiedeva un'ambulanza, il giovane aveva minacciato gli operatori, urlandogli che se non facevano presto li avrebbe ammazzati.

E poi, una volta arrivati all’ospedale Maggiore di Novara, aveva rotto i vetri di una porta prendendola a pugni, intimando ai medici di salvare il bimbo. Un'indole violenta, confermata dal suo passato turbolento, con i precedenti penali per furto e le numerose segnalazioni per violenza carnale, maltrattamenti in famiglia, truffa e percosse. Inoltre Nicolas è un consumatore abituale di stupefacenti, in particolare cocaina che, stando alle analisi, aveva nel sangue perfino il giorno della morte di Leonardo. Quindi si pensa che potrebbe aver massacrato il bambino in un momento d’ira. Di certo le ferite non sono compatibili con un incidente come la caduta dal letto: ma ora gli inquirenti vogliono capire da quanto tempo il piccolo fosse oggetto di maltrattamenti. Si spera che nei prossimi interrogatori i due indagati decidano di parlare, per raccontare cosa è realmente successo giovedì mattina nel loro appartamento nel quartiere di Sant'Agabio a Novara.