Una condanna 'simbolica' di tre mesi che si aggiunge a quella a vita: aver perso Francesco, il figlio di sette anni morto nel 2017 fa per un'otite batterica bilaterale curata con l'omeopatia e degenerata in un'encefalite implacabile. I genitori Marco e Maria Stella Bonifazi sono stati condannati dal gup di Ancona in un procedimento che si è svolto con rito abbreviato, mentre a settembre prenderà avvio il processo del medico omeopata di Pesaro, Massimiliano Mecozzi, che aveva prescritto al bimbo di Cagli, nelle Marche, la cura omeopatica.

Sentenza di condanna, dolore che si aggiunge a dolore

Francesco morì il 27 maggio del 2017 all'ospedale Salesi di Ancona a causa di un'otite che, curata con rimedi omeopatici e non con normali antibiotici, si trasformò in un'encefalite che non gli diede scampo. Giovedì mattina Paola Moscaroli, gup del tribunale di Ancona, ha condannato i genitori, Marco e Maria Stella Bonifazi, a tre mesi di carcere con pena sospesa per concorso in omicidio colposo aggravato con il medico omeopata, Massimiliano Mecozzi, cui si erano rivolti per risolvere l'infiammazione all'orecchio del figlio.

Dopo la lettura della sentenza i genitori sono scoppiati a piangere increduli: troppo forte il dolore per essere stati ritenuti responsabili della morte del figlio, un dolore che si aggiunge al lutto perenne.

Amareggiati da una condanna che non si aspettavano, confidano nella giustizia e si preparano a ricorrere in appello. Entrambi ritengono di non essere mai stati fanatici della medicina omeopatica né di avere mai avuto un atteggiamento integralista verso le cure ufficiali, ma al momento dei fatti erano preoccupati perché il bambino che si ammalava spesso era stato sottoposto a cure antibiotiche troppo frequenti e così anno pensato di avvalersi dell'omeopatia perché già ne avevano tratto giovamento in passato.

Sostengono che se hanno sbagliato è stato nell'essersi fidati di quel medico, motivati dal fatto che fosse conosciuto e stimato da tutti, che aveva lo studio sempre gremito di pazienti al punto che non era facile ottenere un appuntamento. Inoltre, la difesa ha sostenuto che le condizioni del bambino erano altalenanti, comunque non così evidenti da far intendere la gravità della situazione, almeno non ai genitori.

Il medico rinviato a giudizio

L'omeopata, Massimiliano Mecozzi, che deve rispondere di omicidio colposo, non ha chiesto riti alternativi ed è stato rinviato a giudizio: la prima udienza è fissata per il 24 settembre. Secondo l'accusa, il medico è responsabile di "negligenza, imprudenza e imperizia": avrebbe sottostimato il quadro clinico di un'infezione locale di elevata gravità e prescritto la terapia omeopatica nonostante la recrudescenza dei sintomi e senza predisporre approfondimenti diagnostici, ma soprattutto evitando di prescrivere gli antibiotici necessari.

Mecozzi sostiene di non aver imposto la cura omeopatica e che non ci sarebbe alcun nesso casuale tra la sua condotta e il decesso del piccolo paziente.

Francesco era stato portato due volte in visita dall'omeopata. Di fatto, poi, la situazione precipitò: il bambino trasferito d'urgenza da Urbino all'ospedale Salesi di Ancona per essere sottoposto a intervento nella notte tra il 23 e il 24 maggio 2017, morì tre giorni dopo. I genitori decisero subito di donare fegato, cuore e polmoni di Francesco e ora grazie a lui altri tre bambini vivono.

'Non si può morire di otite', il post della ministra Grillo

"Non si può morire per un'otite": sulla tragica vicenda che ha fatto molto discutere, si è espressa la Ministra della Salute Giulia Grillo con un post sulla sua pagina Facebook. Da medico, la ministra commenta: "Tutti noi abbiamo giurato per salvare la vita ai nostri pazienti".

Pertanto, la categoria deve agire secondo scienza e coscienza guidando i genitori verso scelte consapevoli e cure basate sull'evidenza scientifica.

Il Corriere della Sera ha interpellato' in merito Lorenzo d'Avack, presidente del comitato nazionale di bioetica, secondo il quale se da un punto di vista umano non si possono condannare i genitori perché si fidavano di quel medico, resta il fatto che "non si può non sapere che rinunciare alle cure ufficiali può essere pericoloso". d'Avack sottolinea che i preparati omeopatici, "erroneamente chiamati medicinali", non sono farmaci e i medici devono informare in merito correttamente i pazienti. Infine, la libertà di cura nel caso di un minore, deve necessariamente andare di pari passo con la sua tutela. "Non si può non sapere che la validità dell'omeopatia è messa in discussione".