Questa mattina gli agenti della Dia di Genova (Direzione distrettuale antimafia) hanno eseguito un'ordinanza cautelare nei confronti di due persone amministratori dell'azienda "Tecnodem S.r.l" di Napoli.

La stessa era impegnata nella ricostruzione del Ponte Morandi, il viadotto collassato nel capoluogo ligure il 14 agosto scorso, il cui crollo provocò la morte di oltre 40 persone.

Secondo quanto riporta la stampa locale e nazionale, gli arrestati, che sono un uomo e una donna, avrebbero avuto dei ruoli di primo piano nell'organigramma aziendale: l'uomo, Ferdinando Varlese, un 65enne già noto per altri precedenti di naturale penale, era considerato l'amministratore unico di fatto della società, mentre la donna finita in manette, Consigia Marigliano, oltreché amministratrice era anche socio unico di "Tecnodem".

Le accuse e gli arresti

Secondo quanto riferisce l'agenzia Ansa, pare che i due avessero messo in atto alcune condotte illecite mirate all'intestazione fittizia di beni che avrebbe finito per favorire il clan giudicato di stampo mafioso dei D'Amico, quest'ultimo operante nel quartiere Villa situato nel capoluogo partenopeo. Per questo i due sono ritenuti vicini alla camorra.

Le indagini sulla suddetta società sono cominciate diverso tempo fa, e già a maggio scorso la ditta era stata estromessa dai lavori per la ricostruzione del viadotto sul torrente "Polcevera", in quanto si erano già notate alcune condotte illecite. Questa mattina gli agenti della Dia hanno chiuso il cerchio intorno ai due, eseguendo tra l'altro una serie di perquisizioni tra Genova e la stessa Napoli.

La società napoletana "Tecnodem" aveva dei lavori in subappalto per un valore vicino ai 100.000 euro. L'operazione di questa mattina, secondo quanto riportato dalla testata giornalistica locale on-line, Genova 24, è stata denominata "Var".

I precedenti penali dell'amministratore

Come già detto, Ferdinando Varlese era già conosciuto alla giustizia.

Infatti, nel 1986, la Corte d'Appello di Napoli emise a suo carico una condanna per il reato di associazione a delinquere. Per chi indaga, lo stesso Varlese sarebbe stato imparentato proprio con alcuni membri del clan camorristico dei D'Amico, e in altre condanne emesse a suo carico, come nel 2006, emergono anche reati come l'estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Per questo l'autorità giudiziaria ha fermato i lavori della ditta "Tecnodem". Da sempre la stessa Procura di Genova è stata attenta alle possibili infiltrazioni di natura mafiosa per i lavori di ricostruzione del Morandi, che sono cominciati da pochissimo, in primis con l'abbattimento delle abitazioni che insistono proprio sotto al viadotto, nella zona "rossa". Sicuramente nelle prossime ore le autorità faranno sapere ulteriori particolari su questa vicenda.