Sono sette le persone indagate dalla Dda di Palermo nell'ambito dell'operazione "Halycon" che nei giorni scorsi ha fatto emergere presunti favori verso la cosca mafiosa di Licata. Tra di loro ci sono anche due ex "maestri venerabili" di due differenti logge massoniche: si tratta del funzionario regionale L.L. (queste le sue iniziali) a capo dell'officina massonica "Pensiero e Azione", e di V.L. che era a capo invece della loggia "Arnaldo da Brescia".

L'inchiesta in questa fase si starebbe soffermando soprattutto sul funzionario regionale che, grazie alle sue conoscenze anche in ambito massonico, avrebbe offerto il suo aiuto agli esponenti della mafia licatese, almeno stando a quanto si apprende dai verbali della Dda.

In questi giorni, intanto, gli inquirenti hanno confermato il fermo nei confronti di cinque dei sette indagati.

La 'buona parola' del funzionario regionale nei confronti di un medico

L'attività investigativa non si è di certo fermata agli arresti delle persone suddette, infatti sta andando avanti a passo spedito, e giorno dopo giorno emergono sempre nuovi dettagli. Ad esempio, sembra proprio che grazie all'appoggio del funzionario regionale indagato, una dottoressa in servizio presso l'ospedale Papardo di Messina abbia ottenuto il rinnovo del contratto a tempo determinato: la donna, tra le altre cose, sarebbe la fidanzata di un conoscente del dipendente regionale che avrebbe avuto diversi incontri riservati con il capomafia Giovanni Lauria.

Uno degli indagati avrebbe detto di quest'intermediario che si tratta di una persona che: "Viene da quella scuola ma ora è spaventato e sono tutti fermi". Questo almeno è quanto sarebbe risultato dalle intercettazioni poste in essere dai carabinieri del nucleo Ros, i quali hanno eseguito materialmente le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura del capoluogo siciliano.

Il presidente della commissione Antimafia: 'Ci sono molti ambiti istituzionali coinvolti'

Sulla vicenda è intervenuto il presidente della commissione Antimafia siciliana, Claudio Fava, il quale ha dichiarato che dall'indagine si è intuito che vi sarebbero coinvolti diversi settori delle istituzioni. Il funzionario della Regione, dunque, non sarebbe stato l'unico a mettersi a disposizione del clan mafioso di Licata.

Sicuramente nelle prossime settimane si potranno conoscere ulteriori particolari su quest'inchiesta che sembra ben lontana dall'essere chiusa. Intanto pare che il dirigente generale del settore energia, Salvatore D'Urso, abbia chiesto ai dipendenti se facessero parte o meno di logge massoniche. Quasi tutti avrebbero dato una risposta, tranne i funzionari dei dipartimenti III e IV che si occupano di concedere le autorizzazioni per i nuovi impianti e delle pratiche di finanziamento europeo, e proprio lì prestavano servizio i due indagati fermati.