Da Piacenza arriva una storia dai contorni inquietanti. Don Stefano Segalini, parroco fino a pochi mesi fa della chiesa di San Giuseppe Operaio è accusato di aver dato alcol e droga a ragazzi maggiorenni ed aver abusato carnalmente di loro. Le violenze sarebbero avvenute durante i ritiri spirituali organizzati dalla Parrocchia. Ora, il prete, già sospeso dal vescovo Gianni Ambrosio si trova agli arresti domiciliari. Sul caso gli inquirenti stanno mantenendo il più stretto riserbo.

Alcol, droga ed abusi

Don Stefano Segalini, classe 1977, era considerato un punto di riferimento per la popolosa parrocchia intitolata a San Giuseppe Operaio, in via Martiri della Resistenza: molto attivo nel sociale, lo scorso anno, si era prodigato per organizzare una raccolta fondi per le vittime e gli sfollati del ponte Morandi di Genova.

Ora, invece, i suoi parrocchiani, lo guardano con diffidenza ed orrore: il don, infatti, è accusato di violenza sessuale aggravata e procurato stato di incapacità.

Secondo l'ordinanza. che ha disposto come misura cautelare gli arresti domiciliari - in base agli elementi raccolti finora - il prete avrebbe abusato di alcuni ragazzi maggiorenni che erano soliti frequentare la Parrocchia e partecipare alle attività organizzate (ritiri spirituali, ma anche semplici uscite serali). Prima delle violenze, il curato, avrebbe anche indotto i giovani ad assumere sostanze psicotrope (droga e alcol) al fine di alterarne lo stato di coscienza.

La sospensione

A maggio, il vescovo di Piacenza, Gianni Ambrosio, dopo alcuni accertamenti interni aveva deciso di procedere all'allontanamento di don Stefano.

La misura era scattata dopo che alcuni fedeli avevano segnalato dei comportamenti compromettenti del parroco di San Giuseppe Operaio. Lo stesso vescovo, qualche giorno più tardi, davanti alla comunità riunita di fronte alla chiesa per la messa domenicale, aveva confermato il motivo della rimozione e, il giorno seguente, il 27 maggio, il prelato su Facebook, senza entrare in merito alla vicenda, aveva invitato la comunità a pregare, senza commentare quando deciso dalla Curia.

"So che mi volete bene", aveva concluso. Lo stesso post, nelle scorse ore, è stato commentato dai piacentini (e non solo). Alcuni difendono a spada tratta l'operato di don Segalini, mentre altri lo insultano e lo accusano - in maniera infondata - di pedofilia.

Contestualmente all'inchiesta interna del vescovo, la squadra mobile di Piacenza guidata da Serena Pieri ha avviato, autonomamente, un'indagine che, pur non essendo, ancora conclusa, ha portato il pm Emilio Pisante ha richiedere il fermo di don Stefano Segalini. Il provvedimento, firmato dal gip del Tribunale di Piacenza, è giustificato da esigenze cautelari (possibilità di inquinamento delle prove, pericolo di fuga, reiterazione del reato).