"Mio figlio ha fatto una ca...": la scorsa notte, la denuncia della madre di uno dei due, quello che avrebbe sparato, ha fatto scattare ricerche mirate di polizia e carabinieri e chiuso un'indagine lampo. Hanno un nome e un volto i presunti assassini di Luca Sacchi, il personal trainer di 24 anni specializzato in arti marziali, morto ieri all'ospedale San Giovanni di Roma. Mercoledì sera, aveva ricevuto un colpo di pistola alla testa per aver difeso la fidanzata Anastasia a cui stavano rapinando lo zaino.

Sono quasi suoi coetanei, hanno rispettivamente 22 e 21 anni e si chiamano V.D.G, che tra i due sarebbe quello che ha premuto materialmente il grilletto, e P.P.

, originari del quartiere San Basilio, periferia est della Capitale. Fermati stanotte, sono accusati di omicidio pluriaggravato in concorso e rapina.

Fermati nella notte, nessuna ammissione

La caccia ai due banditi era già in corso, ma tutto è cambiato quando la madre di D.G. si è presentata presso il commissariato San Basilio per denunciare il figlio. A seguire, carabinieri e polizia hanno stanato i due che si stavano nascondendo. Del Grosso, la cui individuazione è risultata più difficoltosa secondo le parole di Luigi Silipo, dirigente della Squadra Mobile, e del colonnello dei carabinieri Mario Conio del Comando del reparto operativo provinciale, era in un residence a Tor Cervara. P. sul terrazzo condominiale di un palazzo di Tor Pignattara.

Fermati stanotte intorno alle 2 e 45 e portati in Questura, interrogati per ore, non hanno confessato: sono stati trasferiti al carcere di Regina Coeli in vista dell'interrogatorio di garanzia.

In cerca del movente, ipotesi droga

Resta ora il punto più delicato e difficile dell'indagine: individuare quale sia il movente del brutale omicidio, definito dagli amici di Luca "peggio di un'esecuzione", un delitto altrimenti inspiegabile.

Per gli investigatori, fin da subito la rapina è apparsa inverosimile, 'anomala', e anche il capo della polizia, Franco Gabrielli, di solito abituato a centellinare le parole, ha detto che è difficile pensare che si sia trattato di un semplice scippo a danni dei due ragazzi. Inspiegabile, infatti, il gesto del rapinatore che imbraccia una pistola ed esplode con freddezza un solo colpo preciso, una reazione sproporzionata in quel contesto.

Mercoledì verso le 23, Luca era a passeggio con la fidanzata e il loro cane fuori del pub John Cabot dove erano stati poco prima. La ragazza di origine ucraina ha detto di aver sentito all'improvviso uno dei due malviventi intimarle di darle lo zaino, quindi un colpo dietro la schiena ed è svenuta. A quel punto, Luca per difenderla ha immobilizzato uno dei due, ma l'altro gli ha sparato.

Dietro questa ricostruzione dei fatti, ce ne sarebbe un'altra: ci sarebbe stata la richiesta dei due fidanzati di acquistare droga, forse hashish dai due pusher con finale imprevedibile: i due che armati di spranga e revolver strappano lo zaino alla ragazza senza che sia avvenuto lo scambio, Luca reagisce e il finale è purtroppo noto.

Intervistata dal Tg1, però, Anastasia Kylemnyk ha detto che la droga non c'entra. "Noi eravamo li per guardare il fratellino più piccolo di Luca che era dentro al pub", ha detto raccontando in lacrime che il suo ragazzo l'ha difesa come sempre faceva, volevano andare a convivere, "saremmo stati insieme per tutta la vita".

E anche la famiglia di Luca respinge qualsiasi ombra gettata sul ragazzo. "Mio figlio era un bravo ragazzo, non si drogava e neanche fumava, era un atleta puro, stava attento alla dieta e si allenava tutti i giorni", ha detto Alfonso, il papà che è titolare di un ristorante in centro. La famiglia ha deciso di donare gli organi e fa sapere che prima sono stati fatti tutti gli accertamenti tossicologici che hanno dato esito negativo.

Intanto, sono state sequestrate la Smart su cui viaggiavano i due fermati e la spranga, mentre si cerca ancora l'arma del delitto.

Chi sono i due, vita reale e virtuale

Immagini esplicite che inneggiano alla criminalità: nel profilo social di P. che si fa chiamare 'Pao Letto', riferimenti e citazioni da film quali Scarface, Gomorra, armi e tatuaggi sul corpo con donne a volto coperto che puntano la pistola. Tatuaggi ovunque anche per D.G., che però non ha un profilo social visibile. Tra i due, D.G., pasticcere, già padre di un bambino di pochi mesi, ha una denuncia per violenza domestica: aveva picchiato l'ex compagna ed era stato disposto il divieto di avvicinamento a lei. P. ha precedenti per droga e spaccio.

D.G., il giorno dopo la sparatoria, è andato al suo posto di lavoro, alla pasticceria di Casal Monastero, ma all'ora di pranzo ha detto di sentirsi poco bene ed è tornato a casa. Poi, sembrerebbe che col peso sulla coscienza per aver sparato con un'arma che non si sa da quanto possedesse, si sia confidato con sua madre che l'è andato a denunciare.