Una tragedia che ha sconvolto l'intero paese, una ragazza giovane, buona, insicura, terribilmente in cerca d'affetto, Ana Maria La Piazza, ha trovato la morte in un rapporto che in sé non aveva nulla di affettuoso. Antonino Borgia, l'uomo che ha confessato di averla uccisa, racconta dei loro incontri sporadici in macchina, del suo fastidio per l'attaccamento della ragazza, la sua preoccupazione per eventuali conseguenze sulla propria famiglia.
Ana aspettava un bambino, lo aveva detto ad Antonino, sperando che lui l'amasse davvero e si prendesse cura di lei.
Antonino non voleva quel bambino, non voleva rogne, non voleva guai. La resa dei conti il 23 novembre, quando Ana ha continuato a chiedere con insistenza: "Ma mi ami? Dillo se mi ami! Non ti frega niente del bambino"?
A questi suoi angosciosi interrogativi Antonino Borgia ha risposto con un coltello, anzi due, prima uno e poi un altro, con una ferocia inaudita, colpendola selvaggiamente e ripetutamente. Ana ha cercato di fuggire due volte, testimoni l'hanno vista mentre tentava disperata di allontanarsi dal suo carnefice. Antonino è stato implacabile, l'ha ripresa e rimessa nel suo furgoncino, accoltellata più volte, e lasciata agonizzante. Poi è andato a farsi un giro nel paese, si è fatto vedere dai conoscenti, è andato al bar, ha preso un caffè, poi è tornato al furgoncino, ha visto che rantolava ancora, e l'ha finita con un colpo sulla testa e tagliandole la gola, come se non gli bastasse mai, come se quel dolore non fosse sufficiente a placare l'ira di un mostro, a dire la parola fine a questa storia.
Fine per sempre.
Le parole della moglie del mostro raccontano un'altra storia
Intervenuta durante la trasmissione Tv "Quarto grado", la moglie di Antonino Borgia, Maria Cagnina, sembra raccontare un'altra storia, un'altra persona, un altro uomo. "Mio marito è una bravissima persona, lui fa volontariato, lo conoscono tutti, deve essere stato un raptus, non ha capito più niente".
Tutta un'altra storia, che non giustifica la ferocia, l'accanimento, la freddezza, la brutalità, l'ossessiva ripetizione di quel comportamento mostruoso per tutto il tempo. Questa si chiama determinazione, non raptus, non una parola di dispiacere per la vita spezzata, per il bimbo mai nato, sia che fosse suo sia che non lo fosse, non un pentimento per il primo figlio della donna che non rivedrà mai più la sua mamma.
'Le donne hanno voluto la parità, è per questo che succedono queste cose'
Agghiacciante il commento del padre di Antonino Borgia: "Le donne incitano gli uomini, e li fanno andare fuori di testa". Parole forse dettate da un'educazione antica, cesellata da vecchie consuetudini che vedono la donna china sui suoi mestieri senza diritto di parola e di scelta. Consuetudini ancora molto presenti e radicate in una grossa fetta della popolazione maschile: "Si permettono di dire delle cose, di volere, di pretendere", ha continuato Vito Borgia, infierendo ancora sulla giovane donna di trent'anni, incinta di tre mesi, ma anche su tutte le altre donne, senza pietà.
C'è un altro uomo in questa storia, innamorato di Ana
Se avesse scelto di fidarsi di lui, Ana sarebbe ancora qui. "Io l'amavo profondamente, se avesse parlato con me l'avrei capita, l'avrei aiutata, quel bambino può essere mio", ha detto Giuseppe, il suo ex compagno, una persona mite, buona, molto diversa da Antonino Borgia, un uomo che avrebbe potuto prendersi cura di Ana e tenerla al riparo dalla tragedia. "Era una bambina che aveva bisogno di aiuto". Ma si sa, le emozioni non tengono conto dei dati oggettivi, Ana ha scelto Antonino, e Antonino l'ha uccisa.